lunedì 30 marzo 2015



LA BIONDINA in GONDOLETA


Ieri sera Radio3 - per la voce di Oreste Bossini - ha intervistato un musicista insolito per la sua qualità di suonatore di mandolino, strumento poco frequentato nelle sale da concerto. E' l'israeliano Avi Avital che, accompagnato dalla "Venice Baroque Orchestra", ha inciso per la Deutsche Grammophon un CD dedicato a Vivaldi, ad eccezione dell'ultimo brano apparentemente estraneo alla musica 'forte' (definizione di Quirino Principe) vivaldiana, ma pertinente per la sua appartenenza all'àmbito veneziano. 
Mi riferisco alla canzone dialettale "La biondina in gondoleta" composta dal grande Johann Simon Mayr (1763-1845) -  musicista di origine tedesca ma  vissuto prevalentemente in Italia - che ha creato una melodia dal carattere etnico lagunare. Forse anche agevolato dalla dolce cadenza dialettale dei versi di Anton  Maria Lamberti (Venezia 1757- Belluno 1832).
Avital avrà certamente riconciliato con il mandolino più di qualche ascoltatore poco benevolo con lo strumento popolaresco per anto-nomasia, sempre associato all'idea della serenata. E' doveroso, co-munque, ricordare quella scritta da Mozart per il "Don Giovanni". 
Avital ricava dallo strumento un 'vibrato' che lo distingue dalle con-suete esecuzioni folkloriche e - unito alla musicalità del dialetto veneziano in cui è scritto il testo poetico - compie il prodigio di con-cludere superbamente il CD.
Trascrivo la poesia del Lamberti:

La Biondina in gondoeta / L’altra sera gò menà, / Dal piacer la povareta / La s’à in bota indormenzà. // La dormiva su sto brazzo, / Mi ogni tanto la svegiava; / Ma la barca che ninava / La tornava a indormenzar. // Fra le nuvole la luna / Gera in cielo meza sconta, /
Gera in calma la laguna, / Gera el vento bonazzà. // Una sola bavesèla / Sventolava i so caveli, / E faseva che dai veli / Sconto el sen no fusse più. // Contemplando fisso fisso / Le fatezze del mio ben, / Quel viseto cussì slisso; / Quela boca e quel bel sen, // Me sentiva drento al peto / Una smania, un missiamento; / Una spezie de contento / Che no so come spiegar. // So’ stà un pezzo rispetando / Quel bel sono, e ò soportà, / Benche Amor de quando in quando / El m’avesse assae tentà; // E ò provà a butarme zozo / Là con ela a pian pianin; / Ma col fogo da vicin / Chi avaria da ripossar? // M’ò stufà po’ finalmente /De sto tanto so dormir,/  E gh’ò fato da insolente,  / Nè m’ò avudo da pentir;  // Perchè, oh Dio, che bele cosse /  Che gh’ò dito, e che gh’ò fato! /  No, mai più tanto beato / Ai me’ zorni no son sta. /
(d.v.m.)

NOTA:  Il brano registrato è parziale, ma il motivo si ripete in forma binaria anche nei versi omessi. 

Clicca sulla freccia e ASCOLTA