lunedì 5 ottobre 2015


MUSICA dell' ALBA
 Luca  FRANCESCONI - Cobalt and Scarlet - Two colours of Dawn -
(due colori dell'alba) per grande orchestra


Luca Francesconi

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Formazione orchestrale: 2 ottavini, 2 Fl, 2 Ob, Cor inglese, Cl piccolo e basso, 2 Cl, Sax alto, 3 Fg, 3 CtrFg, 6 Cor, 4 Tr, 3 Trbn, Tuba, Timp, Percussioni varie, 2 Xilof, 2 Vibraf, Celesta, pianoforte, arpa, archi.

Luca Francesconi (1956 - ) nato a Milano, è stato allievo di Luciano Berio, Karlheinz Stockhausen ed Azio Corghi.
Non conoscevo la sua musica - anche se di lui avevo sentito a lungo parlare - ma fui irresistibilmente attratto da 'Cobalt and Scarlet', la sera della sua programmazione a Radio3. Subii un processo di ammaliamento inconscio, lontano dal mio abituale modo di ascoltar musica che antepone al sentimento la ragione. Il brano, infatti, è denso di tensione, e l'orchestrazione ricca di fantasia e di colori capaci di affascinare ogni sorta di uditore.  Riprovai le emozioni adolescenziali - epidermiche e viscerali - indotte dagli ambigui accordi wagneriani: pensai che la vecchiaia stava obliterando la mia capacità di giudizio. Ma mi ravvidi presto ricorrendo all'analisi formale. 

La composizione inizia con la ripetizione di tre note, di timbro metallico, che preludono ad una inquietante scala dissonante e discendente: non cromatica in senso stretto, ma atonale e aperta ad ogni possibile sviluppo. Si aggiungono i fiati, gli ottoni, le percussioni e i contrabbassi per evocare - con i ritmi primordiali de 'Le sacre du printemps' di Stravinskij - i due colori del titolo: cobalto e scarlatto. Ne esce un'alba poco estasiante, ma di grande effetto cosmico (quello di pitagorica memoria); un'epifania terrificante lontana dallo stereotipo legato impropriamente all'aurora: l'alba la precede e Francesconi ebbe modo di vederla da una finestra di un albergo di Oslo. Ricorda lo stesso compositore: "i colori vaghissimi, ancora avvolti dalle ombre della notte, si andavano trasformando in una luce di velluto blu cobalto. Un processo stupefacente e lentissimo. Tutto sembrava fermo, là fuori, e invece cambiava incessantemente. D'improvviso mi resi conto che era apparso qualcosa di nuovo; un raggio più forte, una foschia astratta. Era il sole!".    
(riferito il 12 gennaio 2006 da 'Spazio Tadini', rivista dell'omonima 'Associazione Culturale' di Milano)

Il compositore traduce in musica la sensazione descritta con un'autentica esplosione di suoni densi e complessi - una sorta di contrappunto timbrico - sempre in bilico tra il desiderio di permanere entro àmbiti formali, e un 'ingenuo' (schillerianamente inteso) primitivismo. Ma questo equilibrio è difficilmente raggiungibile, e Francesconi - poco incline alla contemplazione - esprime con ardore e veemenza la propria capacità creativa: qualità che ha conquistato pure i giovani (non è poco!) presenti lo scorso settembre al 'MITO' di Torino.  
Sembra che i musicisti operanti nel XXI secolo siano refrattari alle sollecitazioni sentimentali. In compenso l'indiscutibile preparazione tecnica di cui son dotati, concede loro di creare della musica capace di suscitare eccitanti emozioni. Non hanno ancora fondato uno stile che possa tradursi in una 'scuola' di riferimento: dopo la 'Seconda Scuola di Vienna' (Schoenberg, Berg e Webern), quella di Darmstadt [che ha dato luogo alla 'Nuova Musica' con le sue frange di musica concreta (Schaeffer), elettronica (Boulez, Nono)] e dopo il 'Minimalismo' americano (Philip Glass, Steve Reich, John Adams), non ci sono orientamenti prevalenti.
I compositori di musica classica contemporanea attingono a varie forme e generi spesso accostando alle canoniche 'Fuga', 'Lied', 'Variazioni' e 'Forma sonata' le più libere espressioni legate al Jazz, al Rock e al Pop.
Detta variabilità è anche voluta dal desiderio di riavvicinare alla musica gli ascoltatori delusi dall'eccessiva ricercatezza formale della 'Nuova Musica', prevalsa nella seconda metà del Novecento. Ne rendiamo merito in attesa di esiti meno occasionali e maggiormente univoci.