giovedì 28 aprile 2016

Sognare  con  MENDELSSOHN
"Sogno di una notte di mezza estate"




Introduzione
E' pensabile che un ottantaseienne possa deliziarsi leggendo commedie fantasiose e, soprattutto, fantasmatiche perché ambientate in un mondo irreale? Una lunga esistenza porta ad una visione del mondo oggettiva e crudamente razionale. Ma se la sua indole, il carattere, le qualità psicologiche innate sono di per sé sognatrici e il temperamento è di tipo contemplativo, sarà lui stesso a subire sconfitte esistenziali e a cercarne riparo imponendosi un comportamento basato su procedimenti deduttivi anziché induttivi. L'arbitraria ingiunzione non oblitererà le sue naturali percezioni che saranno depositate nel subconscio, pronte a riemergere causalmente. 
Movente determinante di questa riscoperta, è stata la catalogazione dei miei libri, tra i quali ci sono tutte le opere di Shakespeare raccolte in cinque volumi editi da Newton Compton. Mi balza agli occhi il 'Sogno di una notte di mezza estate' e, rileggendolo, mi sovviene di avere la partitura musicale delle musiche di scena di Mendelssohn e due CD con l'adattamento teatrale del regista inglese Peter Hall. I sogni di Shakespeare/Mendelssohn ridiventano - com'eran stati una ventina d'anni fa - i miei sogni: mi sciolgo dalla razionalità per aprirmi nuovamente alla fantasia che mi suggerisce - guidata dalla professionalità propria ad un musicologo - la proposizione di una facile 'guida all'ascolto' di questa sublime, geniale opera.

'A middsummer night's dream', scritta da Shakespeare nel 1593, è un'opera fantasiosa, di forte impatto emotivo, e il diciassettenne Felix Mendelssohn Bartholdi  (1809 - 1847) ne fu affascinato al punto da indurlo a comporre una «Ouverture da concerto» che trasferisse in musica la  magica atmosfera della foresta popolata da elfi e fate. In questa forma - propriamente romantica - riuscì a  condensare l'onirica fantasmagoria con l'immaginaria presenza di creature che vivono in estrema libertà comportamentale, dionisiaca ed erotica. 
Nel 1842, ormai musicista maturo, decide di allargare, dilatare e sviluppare ulteriormente quell'idea che tanto lo aveva affascinato e gratificato, e scrive le «musiche di scena» per l'intera commedia di Shakespeare (in tedesco 'Ein Sommernachtstraum')mantenendo l' «Ouverture» scritta sedici anni prima, da lui ritenuta ancora valida (la precocità di Mendelssohn può essere comparata a quella di Mozart).
Ouverture: il mondo magico/favolistico di elfi e fate è musicalmente caratterizzato da grande leggerezza del suono fatto di un indovinatissimo impasto sonoro tra i fiati - in prevalenza legni (flauti, oboi, clarinetti e fagotti) - e gli archi con pizzicati, tremoli, trilli e corte arcate sino alla conclusione del brano, quando Mendelssohn ritarda il tempo in un 'più lento, dolcissimo, ritardando e morendo sino alla fine' (così in partitura), con quattro accordi ascendenti che chiudono l'ouverture.

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La commedia intreccia tre storie:
Oberon, re degli Elfi, e Titania regina delle Fate.
- Teseo, duca di Atene, e Ippolita, regina delle Amazzoni, stanno per sposarsi (e sono il 'trait d'union' della vicenda).
- Piramo e Tisbe (tratto dalle 'Metamorfosi' di Ovidio) sono i personaggi della rappresentazione teatrale che un gruppo di artigiani ateniesi mettono in scena per festeggiare il matrimonio. Grande esempio, questo, di teatro nel teatro che Shakespeare sposa con grande autoironia, attraverso la parodia della tragedia rappresentata dagli attori dilettanti.

ATTO I
Mentre Ippolita e Teseo si scambiano tenerezze, entrano Lisandro e Demetrio, ambedue innamorati di Ermia che ama Lisandro; l'amica Elena ama Demetrio e, per legarlo a sé e indurlo a seguirla, gli rivela che Ermia e Lisandro fuggiranno la stessa sera. Lui la seguirà e le due coppie si perderanno nel bosco.
Nel frattempo gli attori artigiani organizzano la recita.
Qui termina il primo atto fatto interamente di recitazione.

ATTO II
Siamo nel mondo degli elfi, dei folletti e delle fate. Dice una fata:"se le tue fattezze non mi ingannano, tu sei Puck, il grazioso folletto chiamato Robin Bravomo. Are not you he? Non sei tu quello?". Lui risponde: "Scostati fata, sta arrivando Oberon". Aggiunge la fata: "E arriva anche le mia padrona Titania".
Segue la 'Marcia degli Elfi' dal suono rapidissimo (allegro vivace) adatto ad evocare i movimenti veloci ed incorporei delle fate e dei folletti: suoni staccati e sincopati, ben ritmati.
Entrano in scena Titania e Oberon che vorrebbe come suo paggio, il loro giovane servo indiano; ma lei si oppone affermando: "Sua madre era devota all'ordine mio e a sera, nel profumato aere dell'India, tante volte m'è stata compagna, con me assisa sulle dorate sabbie di Nettuno ... Ma lei, mortale, morì di questo bambino; che io per amor suo voglio allevare, e mai, appunto per amor suo, separarlo da me".

Oberon ordina a Puck di procurargli il fiore di Cupido il cui succo spremuto sulle palpebre di un dormiente, lo farà innamorare della prima creatura che vedrà aprendo gli occhi. Puck: "Avvolgerò il mondo in quaranta minuti". E vola veloce.
Oberon: "Quando avrò questo succo sorprenderò Titania mentre dorme, e sulle ciglie sue stillerò l'umore. Ciò ch'ella vedrà al suo risveglio (leone, orso o lupo, o toro, curiosa bertuccia, o inquieto babbuino) dovrà corrergli appresso per impulso d'amore. E prima ch'io disincanti l'occhio suo (e con erba diversa mi sarà agevole farlo) ella sarà costretta a cedermi il suo paggio". 
Titania ordina alle fate: "Ora cantatemi la nanna, poi alle vostre faccende, e lasciatemi dormire".
Le fate eseguono la 'Song and Fairy's Chorus' con questo testo: "Voi serpenti biforcuti, / porcospini duri e irsuti, / vermi ciechi e senza spina, / non guardate la regina / ... Sola resti la regina, / buonanotte a lei donate / ... Ninna nanna, ninna oh". Al termine del coro, un misterioso suono degli archi bassi accompagna l'ordine della prima fata:"Ora tutto è tranquillo! Una di voi stia qui a far da sentinella".  

clicca e ASCOLTA (Marcia degli elfi - Oberon e Puck - Ninna nanna)


Intermezzo:
E' un 'allegro appassionato' dal suono disteso, rilassato sino ad un diminuendo e un ritardando al momento dell'ingresso in scena degli attori che devono provare la commedia di Piramo e Tisbe. Momento musicale diverso da quello degli elfi e delle fate, un mondo - quello dei mortali - pervaso dall'ansia del divenire, del succedersi di morte e vita. Ma solo per poco, perché tornano le note puntate, i suoni staccati dei fiati che caratterizzano la presenza dei folletti che stanno nell'ambiente boschivo.

ATTO III
Gli artigiani attori stanno provando la commedia 'Piramo e Tisbe', nel bosco dove Titania dorme. Puck li vede ed esclama: "Chi sono questi bifolchi che stanno qui a sbraitare vicino alla culla della fata regina? Si sta recitando? Sarò spettatore. E alla bisogna fors'anche attore! ... Un Piramo (interpretato da Bottom) come questo non s'è veduto mai". E segue Nick Bottom per trasformare la sua testa in quella di un asino. Quando questi entra in scena, il regista/falegname Quince inorridisce: "Oh un mostro! Strano! Ci hanno stregato! Pregate signori! Scappiamo signori! Aiuto!" (O monstrous! O strange! We are haunted. Pray masters, fly masters! Help!). E i comici scappano. Bottom si meraviglia e, ritenendo sia uno scherzo da imbecilli, canta: "Ora capisco la loro birbonata. Vorrebbero farmi passare per un somaro per spaventarmi, ma io non mi muoverò di qua: canterò perché sentano che non ho paura".
Titania si sveglia, vede Bottom ed estasiata dice: "Ti prego, gentil mortale, ripeti il tuo canto! Il mio orecchio si è innamorato della tua voce come il mio occhio si è invaghito del tuo aspetto. E la potenza delle tue virtù incomparabili è tale che, fin dal primo sguardo, devo dire, anzi giurare che tanto io t'amo". Suggestivo e misterico - appropriato al clima drammaturgico - il commento musicale fatto di brevi interventi dei fagotti, degli oboi e dei clarinetti.

clicca e ASCOLTA (Intermezzo, Bottom asino, Titania)


Oberon aveva ordinato a Puck di spargere il succo magico sugli occhi di Demetrio perché si innamorasse di Elena, ma il
folletto lo spreme, per errore, sugli occhi di Lisandro che vedendo al suo risveglio Elena, si innamora perdutamente dimenticando Ermia.
Oberon rimprovera Puck: "Che cosa hai fatto? Hai versato il succo d'amore sugli occhi di un innamorato fedele, separando due che si amavano invece di unire due che si sarebbero dovuti amare". Qui Shakespeare  mostra la vena ironica propria al suo essere drammaturgo/psicologo, con la risposta del folletto: "E' il destino! Per un uomo fedele, milioni di uomini confondono il voto con il voto". (tradotto semplicemente: 'Per un solo uomo che osserva la fedeltà, un milione di altri uomini tradisce giurando e spergiurando')
Notturno (andante tranquillo):
E' caratterizzato dai suoni dei corni - strumenti divenuti ormai emblematici della musica romantica - per evocare la notte, la foresta, la tranquillità di un ambiente vergine alle esperienze umane. Ma in questo 'notturno' vagheggia anche l'ansia che l'uomo prova in quell'ambiente insondabile (e son sempre i corni a rivelarcelo). L'ansia che supera la volontà del controllo razionale.
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ATTO IV
Oberon pone fine all'incantesimo di Titania e ordina a Puck di risistemare tutto tra gli innamorati. Il folletto fa scendere una nebbia fatata sul bosco che  addormenta i quattro giovani, e spreme giustamente il succo del fiore di Cupido: Lisandro ed Ermia, Demetrio ed Elena sono definitivamente congiunti.
Egeo, padre di Ermia, e il duca Teseo vedono le due coppie riunite e addormentate: "Ordinate ai cacciatori di destarli a suon di corno ... Buondì, cari amici. San Valentino è ormai passato. Per gli uccelli di bosco non è più il tempo d'accoppiarsi". Gli amanti si inginocchiano, e Mendelssohn dà il via alla marcia nuziale, celebrativa del triplo matrimonio: Teseo/Ippolita, Lisandro/Ermia, Demetrio/Elena.
Marcia nuziale (allegro vivace) : la sua solennità vuol essere il 'topos' dell'auspicio più autentico. Il motivo conduttore sgorga da una cellula che viene sviluppata in una contrapposizione dinamica di piano e di forte. A un certo punto la solennità retorica lascia il posto ad un motivo più riflessivo, legato e meno marziale: più adatto al pensiero che la gioia è raggiungibile solamente con l'impegno morale che ciascuno deve metterci per ottenerla. Non dura molto questa melodia scorrevolmente pensosa, e riprende il motivo festoso e solenne per reintrodurci nel fantastico mondo degli elfi con il vorticoso, leggerissimo tremolo dei violini.  


        clicca e ASCOLTA (Suono di corni: Teseo proclama il triplo matrimonio - a 1'03 - Marcia nuziale


ATTO V
Prima dell'inizio della rappresentazione di 'Piramo e Tisbe', Shakespeare mette in bocca al duca Teseo questa riflessione: 
"Gli innamorati e i pazzi hanno il cervello in tale ebollizione, che concepiscono più di quanto il freddo raziocinio mai comprenda. Il lunatico, l'innamorato e il poeta sol di fantasie son composti. L'occhio del poeta, rapito in sublime delirio, va dal cielo alla terra e dalla terra al cielo, e mentre la fantasia produce forme ignote, la sua penna le incarna, ed all'etereo nulla dà dimora e nome ... E se di notte (il poeta) immagina spavento, presto un cespuglio si trasforma in orso!".
Shakespeare intende suggerici che l'amore in sé è un bel sentimento su cui dovrebbe reggersi l'intera umanità; ma spesso non è ricambiabile e quando lo è, sorgono immense barriere che non permettono che questo si realizzi.
Marcia funebre è un 'andante comodo' caratterizzato dal lugubre suono dei fagotti per commentare la morte di Tisbe.
Mi sembra opportuno ricordare al lettore la trama della tragedia 'Piramo e Tisbe' che gli artigiani, improvvisati attori, recitano per onorare le nozze dei duchi di Atene, Teseo ed Ippolita.
Piramo e Tisbe sono due innamorati che vivono in case attigue, ma il loro amore è ostacolato dai genitori. Riescono a comunicare attraverso una fessura del muro. Il desiderio di abbracciarsi (Oh, baciami nello spacco di questo vile muro!) li induce a fuggire ed incontrarsi presso una fonte. Tisbe arriva per prima e, vedendo avvicinarsi una leonessa, si rifugia in una grotta lasciando, inavvertitamente, cadere il velo di cui era avvolta. La belva aveva appena dilaniato una preda e, lacerando il velo, lo macchia di sangue. Quando giunge Piramo non trova l'amata e, vedendo il velo insanguinato, crede che Tisbe sia stata sbranata. Sopraffatto dal dolore, sfodera il pugnale e si uccide. Poco dopo la donna esce dalla grotta per raggiungere l'amato, ma vede a terra il corpo inerte (Assopito, amor mio?  / Morto il mio piccioncino? / Oh Piramo, sorgi! Deh, parla! ... Morto, sei morto? ... Vieni, mio ferro fedele, / vieni, mio brando, trapassami il petto! / [si ferisce] / E, amici miei, addio! / Questa è la fine di Tisbe. / Addio, addio, addio! /  [Muore] ).
Danza dei clowns (riferito agli attori/artigiani cui è assegnato il compito di divertire gli spettatori) è un 'allegro di molto' che riutilizza un tema della Ouverture, qui riproposto come bergamasca, ballo popolare vivace e saltellante.
Dice Teseo: "La lingua di ferro della mezzanotte ha battuto dodici colpi. Amanti, a letto! E' quasi l'ora delle Fate ... a letto miei cari. Questa solennità deve durare due settimane, tra feste notturne e continuo tripudio". Mendelssohn commenta con un breve frammento della marcia nuziale. 
Siamo al finale. Entra in scena Puck per dire: "Ruggisce di fame il leone / e alla luna ulula il lupo / mentre stanco russa il contadino / pago del duro lavoro compiuto / ... Noi folletti, che invidiosi / fuggiamo dai raggi insidiosi / per rifugiarci nel buio dei sogni".
Coro e Finale (allegro di molto)
Oberon augura che "risfavilli il focolare / nella casa dell'amore / per danzare e per cantare / e cogliendo fior da fiore, / ogni più leggera Fata / svolazzar vedrem beata".
Titania invita fate ed elfi a danzare: "Riprendiamo danze e suoni / tutti i versi sian canzoni; / intrecciam le carole / pria che a oriente sorga il sole". 
Il coro e la prima fata ripetono il testo di Oberon e Titania: 'risfavilli ... finché interviene nuovamente Oberon: "Guizzate agili fate / tra fronde inanellate / a benedir la sposa / e il letto ove riposa / perché vivan senza affanno / color che nasceranno ... Sussurrate loro: sii felice / amor ti benedice".
Chiude l'opera il folletto Puck, con arguzia tutta shakespeariana e con gran senso di nostalgia. La stessa che noi ascoltatori proviamo per la conclusione di questo sogno meraviglioso che Mendelssohn ci ha donato e mai riusciremo (né vogliamo) dimenticare. 
Recita Puck/Robin, rimasto solo in scena, ricordandoci che quanto abbiamo visto e sentito è stato soltanto un sogno.

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"Se le nostre parvenze offesi v'hanno,  
immaginate, e poco sarà il danno, 
che quanto vi comparve qui davanti 
fu inganno, e che sognaste tutti quanti.
E il pigro e ingenuo spunto
che in sogno abbiamo assunto
perdonateci, e noi sapremo fare
del nostro meglio per riparare.
E' parola di Puck, di uomo onesto,
se a noi felici càpiti anche questo,
di sfuggire alla lingua del serpente,
rimedieremo, dico, immantinente.
Finito è lo spettacolo e l'incanto.
Ora, o Signori, addio, ma siate umani: 
salutate col batter delle mani 
questa nostra fatica e il dio del canto. 
Se saremo amici, 
Robin vi farà felici".



Personaggi ed interpreti: (2CD EMI - 1997)
TESEO, duca di Atene                                      Leigh Lawson
IPPOLITA, regina delle Amazzoni                              Geraldine Jambs
OBERON, Re degli Elfi                                      Richard Garnett
TITANIA, Regina delle Fate                               Geraldine Jambs
PUCK o ROBIN, elfo                                         Nicholas Woodeson
EGEO, padre di Ermia                                       John Normington
ERMIA, figlia di Egeo, fidanzata di Lisandro      Abigail Cruttenden
LISANDRO, fidanzato di Ermia                          Jamie Glover
DEMETRIO, innamorato di Ermia                       Peter Lindford
ELENA, innamorata di Demetrio                         Diane Fletcher
FILOSTRATO, direttore spettacoli della corte di Teseo    John Gater
Peter QUINCE, falegname - regista                    David Ryall
Nick BOTTOM, tessitore - attore (Piramo)          Paul Rogers
Francis FLUTE, riparatore di mantici (Tisbe)      John Normington
Coro femminile della 'Philharmonisch Koor Toonkust' di Rotterdam, direttore Hans von den Homberg
Rotterdam Philharmonic Orchestra diretta da Jeffrey TATE
Petter HALL  regista

POSTFAZIONE
Breve biografia di Felix Mendelssohn Bartholdi (1809 - 1847)
Nasce ad Amburgo nel 1809, ma già nel 1811, la famiglia si sposta a Berlino dove il padre è proprietario di una banca. Il nonno Moses era stato un filosofo illuminista di chiara fama. Il padre Abraham seguiva assiduamente le manifestazioni musicali e leggeva moltissimo. Padre severo, ma abile nell'imporre ai figli - dialogando affettuosamente - lo studio, la lettura, le lezioni di musica, disegno e pittura, equitazione. Tutti studiarono il pianoforte, Felix anche il violino, la viola e il canto. In questo ambiente venne a contatto con i grandi nomi della cultura tedesca del tempo: Goethe, Hegel, Tieck, Heine. Nel 1819 fu battezzato come luterano per evitare l'umiliazione che spesso doveva subire per il suo essere ebreo; in quell'occasione fu aggiunto il cognome Bartholdi. Ebbe un'infanzia felice e le sue qualità di bambino prodigio non furono mai esibite in pubblico (come avvenne per Mozart), ma sempre nella sfera privata, nel salone delle feste dell'imponente, lussuoso palazzo, dimora dei Mendelssohn. Era un giovane affascinante, slanciato, elegante nel vestire e nel gestire: piaceva a tutti e soprattutto alle donne che lui corteggiava con classe. Affrontava tutto con naturalezza estrema e la sua versatilità gli permetteva di superare facilmente ogni difficoltà.
Queste sue qualità le ritroviamo nella sua musica e nella sua 'Weltanschauung', la visione, la concezione del mondo che è aproblematica, felicemente leggera, in perfetta armonia con il mondo dell'alta borghesia. Perciò la sua musica non è tipicamente romantica come in Chopin, Schumann o altri; in essa manca la 'Sehnsucht', lo struggimento per l'irraggiungibile regno dell'assoluto. Forse siamo condizionati, nel giudicare Mendelssohn musicista, dal suo essere apparentemente e perennemente felice (condizione umana, peraltro, impossibile). Ma se teniamo conto, ad esempio, del suo morboso rapporto affettivo con la sorella Fanny, non possiamo escludere l'esistenza in lui di turbamenti interiori con inevitabile coinvolgimento della sfera psichica e, quindi, del suo subconscio. La personalità manifestata potrebbe essere una copertura della sue essenza più veritiera, e nella musica - con il suo linguaggio ineffabile - può essersi depositata quella parte di sé che lui aveva rimosso. E proprio qui, noi ascoltatori, in questa parte dell'ego forzatamente nascosta, ma velatamente espressa in musica, scopriamo l'aspetto romantico di Mendelssohn: la soggettività romantica non è del tutto repressa nel contenuto, anche se prevale la forma compositiva di stampo classico.                 





venerdì 15 aprile 2016

DOCTOR ATOMIC  di  John  ADAMS  
Primo test della bomba atomica - New Mexico luglio 1945
Opera in due atti (2005) - testo di Peter SELLARS


John Adams (1947 - ) è un compositore statunitense di Scuola Minimalista, qualificazione che non vuol essere riduttiva ma riferirsi alla trasformazione di una 'cellula' melodica ripetitiva che, gradualmente e quasi impercettibilmente, viene variata nel ritmo e nella struttura compositiva creando un clima percettivo inizialmente quasi manierato, ma capace - invece - di innalzarsi ad un grado mistico/contemplativo.
Il libretto è del famoso regista  Peter Sellars, basato su atti di comunicazione tra responsabili del governo americano e gli addetti alla progettazione della bomba atomica. Ci sono delle citazioni dei poeti Baudelaire e di John Donne (1572 - 1631). 
L'Ouverture è fatta di una concentrazione di suoni di varie specie: multiformità timbrica orchestrale con sovrapposizione di suoni concreti (la musica concreta è fatta di registrazione di rumori naturali o artefatti) quali rombi di aerei, grida di dolore, stridii evocanti un clima di guerra.
Il Coro dice: 'crediamo che la materia non possa essere creata né distrutta, ma possa soltanto cambiare forma ... Ma ora sappiamo che l'energia può diventare materia e la materia può diventare energia'.

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Robert Oppenheimer (baritono) è lo scienziato direttore del progetto Manhattan finalizzato alla realizzazione delle prime bombe atomiche. Discute con il collega Edward Keller  (baritono)
che, dubbioso sulla moralità del progetto, gli dice: " prima di tutto fammi dire che non ho speranze di mettermi la coscienza a posto: le armi che creiamo sono così terribili che né proteste, né giustificazioni politiche ci salveranno l'anima".
Oppenheimer, confidenzialmente chiamato Oppy, risponde che l'anima è una cosa astratta ed inutile: "se dovessi perderla andando a passeggio soffrirei meno che se avessi smarrito il mio biglietto da visita".
La musica è piuttosto lugubre, fatta di un mormorio continuo degli archi bassi e di glissando accompagnati da suoni tenuti dei corni, pertinenti al recitativo di Keller ritmicamente legato
al testo che va cantando. 

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Il giovane scienziato Robert Wilson - idealista impegnato - (tenore) sta organizzando un incontro sull'impatto del 'Gadget' (nome in codice della bomba) e dice: "A dire il vero sto organizzando un incontro. Non sono questioni tecniche, bensì politiche e sociali ... Questa è una petizione per il Presidente degli Stati Uniti: "I sottoscritti scienziati hanno lavorato nel campo dell'energia nucleare e hanno sempre temuto che, durante la guerra, gli Stati Uniti potessero subire un attacco nucleare e la loro unica difesa fosse un contrattacco usando gli stessi mezzi. Oggi la Germania è sconfitta (Nota del redattore: la prova del progetto Manhattan è avvenuta il 15 luglio 1945, quando i tedeschi si erano già arresi) e ci sentiamo costretti a dire quanto segue: Le bombe atomiche potranno anche essere potenti ordigni bellici, ma gli attacchi sul Giappone non possono essere giustificati. Finché non chiariremo le condizioni di pace e daremo loro la possibilità di arrendersi, vogliamo provare l'arma dove non ci siano persone. Né su una città, né una dimostrazione proprio qui nel deserto. Oppure concediamo loro di mandare qui degli osservatori a vedere con i loro occhi". 

L'orchestra, la voce del tenore e gli interventi del baritono (Oppenheimer), stanno in un registro acuto per evidenziarne la concitazione.  
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Oppenheimer sta sfogliando a letto, con accanto la moglie Kitty(soprano),  i rapporti della missione e si mostra preoccupato. Lei cerca di acquietarlo:"Am I in your light?", "Sono nella tua luce?" (canta con dolcezza e amore) "tra i tuoi capelli solo le mie dita, solo i miei occhi fendono la luce per sollecitare le tua mente con amore. Ti amo!
E' un'Aria dolcissima, una pagina musicale che smuove gli affetti con richiami appassionati di sapore pucciniano. L'armonia sottolinea lievemente, con delicati accordi in pp (pianissimo), gli arpeggi propri dell'arpa e gli ostinati, leggeri pizzicati degli archi,  accompagnati dagli accordi legati dei violoncelli e contrabbassi, mentre Kitty dice: "lentamente mi chino su di te che lentamente respiri. Nelle mie vene scorre il ritmo, come per dirti che ti amo". Rintocchi ritmicamente uguali (propri, come sappiamo, alla scuola minimalista), a suggerire lo scorrere del tempo come il dolce fluire del loro amore. Un rullo di timpani e suoni di corni solennizzano il magico momento.
Oppie (nome confidenziale di Oppenheimer) le risponde citando dei versi di Baudelaire (1821-1867): "Lasciami respirare a lungo, ancora e ancora, / L'odore dei tuoi capelli, lascia che io vi immerga il / Viso come fa l'assetato nell'acqua della sorgente / ... (tratto da 'Un emisfero in una chioma').

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E' la notte del test della prima bomba atomica già issata su un'alta torre, ma le condizioni atmosferiche sono pessime.
Il meteorologo Jack Hubbard avverte il capo militare generale Leslie Groves (basso), che tentare la prova in quel frangente è estremamente pericoloso. "Cos'è che non va con il tempo? ... E se un fulmine colpisse la torre e detonasse la bomba?, chiede il generale e Hubbard risponde: "I meteorologi si oppongono a questo test da mesi ... temporali, pioggia e forti venti ci condizionano". Altezzosamente sentenzia Groves: "Si tratta di insubordinazione? ... Questo test si svolgerà come previsto, o passerà il resto della sua vita dietro le sbarre, caro meteorologo".
Un interludio orchestrale, con colpi di timpani e decise arcate dei contrabbassi, denota (la musica non è mai descrittiva, non può esserlo per il suo carattere astratto) le cattive condizioni atmosferiche. Musica di stampo tipicamente minimalista, con ripetitivo ritmo frenetico e guizzi vibratili degli archi.

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Oppenheimer è turbato, sconvolto dagli irrisolti dubbi e , solo nel  deserto,   declama  il   sonetto   di  John  Donne  (1572 -1631)  
'Batter my hearth': "Spezzami il cuore, Dio di tre persone /che finora hai bussato, bisbigliando, e cercato di correggermi./ Se vuoi che mi alzi e resti in piedi,/ abbattimi, spezzami e usa la tua forza per crearmi nuovamente./ Io, come una città usurpata ma che spetta ad un altro,/ mi sforzo di farti entrare (nella mia anima), ma inutilmente. /...Tuttavia io ti amo e vorrei essere riamato da te,/ ma sono promesso sposo al tuo nemico (Satana)./ Divorziami, spezza di nuovo quel legame, /portami da te, imprigionami, poiché io/ non sarò libero se tu non mi fai prigioniero;/ né sarò mai puro se tu non mi violenti". 
I tremoli dei violini e delle viole, i colpi di timpano e il timbro degli ottoni nel registro grave, caratterizzano un clima teso (evidenziato maggiormente dal ritmo ripetitivo, tipico della 'minimal art'), manifestano lo stato d'animo vissuto da Oppenheimer che, grazie anche al testo poetico rinascimentale scelto da Peter Sellars, acquista un valore non più di carattere personale, ma ancestrale e cosmico. 
Il canto è sofferto e di duplice valore: può essere ricondotto all' «Aria» dell'opera seria, con incursioni nel mondo del «Musical». La commozione di Oppenheimer, i suoi dubbi interiori sono magistralmente esteriorizzati dall'orchestra che, in sottofondo, continua il percorso iniziato nell'interludio.

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ATTO II
Kitty e la baby sitter indiana Pasqualita (contralto)  osservano le perturbazioni atmosferiche. La figlioletta degli Oppenheimer si sveglia e Pasqualita la riaddormenta cantando una dolcissima ninna-nanna (una Berceuse in termini musicali): "A nord fiorisce un fiore di nuvole, / E ora il lampo guizza, / E ora il tuono si schianta, / E ora cade la pioggia". Il canto è accompagnato da vibrafoni e 'campanacci' propri alla musica folclorica. Come la conclusione della strofa fatta di 'a-a-aha', cullanti vocalizzi.
Un interludio orchestrale cupo e minaccioso (legni e archi bassi in tremolo) commentano l'intervento del giovane scienziato Wilson: "Ho fatto lo stesso sogno per diverse notti di seguito: sono quasi in cima alla torre, poi appoggio male il piede e cado. Una lunga e lenta caduta; tutte le volte, prima di toccare terra, mi sveglio sudato". Questo canto forma un atipico, ma suggestivo 'duetto' con la voce di Pasqualita che continua la sua ninna-nanna. 

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Dubbi dello scienziato Teller:
"Enrico Fermi accetta scommesse se la bomba infiammerà l'atmosfera e, in quel caso, se distruggerà solo il Nuovo Messico o il mondo intero". 
Lo raggiunge il generale Groves: "Non apprezzo il suo umorismo, dottor Keller, questo è un discorso a vanvera in grado di terrificare i militari dalla paura ... Teller risponde che "l'esplosione potrebbe essere molto più grande del previsto. Devo effettuare un ultimo controllo e una revisione ... Ma forse tutto andrà oltre la nostra esperienza".
Un interludio convulso indica, tramite un ritmo sincopato (accento sul tempo debole anziché su quello forte della battuta: ± - ± -), la forte agitazione che c'è tra gli addetti alla torre. Il generale Groves sentenzia: "Sin dall'inizio, questo programma è stato disturbato dalla presenza di alcuni scienziati di incerta lealtà".

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Il Countdown inizierà alle 5:10 del mattino. Oppenheimer è fortemente esaurito, soprattutto nel sistema nervoso e si esprime in modo piuttosto sconnesso: "Vi assicuro che ora i secondi sono fortemente accentuati e ciascuno, saltando fuori dall'orologio dice: io sono la vita, l'insopportabile vita, l'implacabile vita!".
Pasqualita canta i detti popolari indios: "E' spuntato l'inverno, ma i morti non sono tornati ... Sono giunte notizie portate dalla brina: I morti sono in marcia! ... Non hanno fatto promesse, non abbiamo mai sognato minacce e i sogni si sono diffusi" (tra una frase e l'altra commenta con il suo triste e sconcertante 'a-a-aha').
Oppie: "Le buone notizie riempiono ogni uomo di una paura inspiegabile!". L'orchestra esegue un interludio minaccioso, basato su un timbro cupo con - in contrasto al sottofondo - acutissimi squilli di tromba.

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Il Coro canta un testo sacro induista tratto da 'Bhagavadgita' (Il canto divino): "Vedo te, la tua forma divina con innumerevoli bocche ed occhi, e denti feroci. Oh, Maestro, vedo la tua Forma divina ... Quando ti vedo, Vishnu onnipotente, prendi sulle spalle il cielo nelle tinte dell'arcobaleno. Maestro! Vedo te e non trovo pace. Oh il mio cuore è inquieto!".
Rombi di tuoni spaventosi, tellurici, accompagnano lo scorrere del tempo musicale che sembra, piuttosto, ad una sospensione del tempo.


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Il lancio della bomba è prossimo e Oppenheimer non controlla la sua esaltazione psichica: "A quale demone son debitore per trovarmi così circondato di mistero, di silenzio, di pace e di profumi? Oh beatitudine! Ciò che di solito chiamiamo vita, anche nella sua espressione più felice, non ha niente in comune con questa vita suprema di cui ora ho conoscenza e che assaporo minuto per minuto, secondo per secondo! No! Non ci sono più né minuti, né secondi! Il tempo è sparito! E' l'eternità che regna". Un suono di sirena lo scuote ulteriormente: "E' il segnale! Il lancio avverrà tra cinque minuti, prendete tutti posto in trincea". La musica suggerisce gran movimento, poi tuoni, lampi e un terrificante rumore di fondo (citazione stravinskjana) con suoni emergenti di corno.  
Intervento del meteorologo Hubbard: "A oriente il cielo è sereno, ma è coperto a occidente. La visibilità è superiore a 95 Km. La pioggia è cessata".
Un interludio cupo e minaccioso prepara il nefasto intervento di Pasqualita: "D'estate tutti eravamo soliti sognare. La speranza del rullo di tamburo, il cuore che esplode dal desiderio (e qui il suo solito vocalizzo indio 'a-a-aha', ora urlato come grido di disperazione). La musica ci univa mentre scorrevano le visioni, e la mezzanotte si illuminava, a-a-aha, davanti alla fede. 
Interviene Kitty per sottolineare che "i sognatori si svegliano di notte e cantano le loro canzoni nella  mezzanotte lucente: "Siamo la speranza, avreste dovuto confidare in noi, siamo i sogni, avreste dovuto sognare di noi e chiamarci!".
Interludio con rombi meteorologici. Poi un acutissimo suono di sirena e tutti guardano verso il cielo.
Oppenheimer: "Zero meno due minuti. Il missile è schizzato fuori prima del previsto".
Teller: "E' stato un segno infausto!". Colpi di timpani e forti scrosci d'acqua.
Oppenheimer: "Signore, questi avvenimenti sono un colpo al cuore!". Sempre lo stesso rumore di fondo con rintocchi di campane e scansione del tempo con percussioni. E grida!
Una nota esplicativa del libretto dice: "Nulla si muove e nulla è sentito: solo un ritmico 'conto alla rovescia' trasmesso dagli altoparlanti. A quarantacinque secondi, un ingegnere preme l'interruttore del 'timer': "Uno, zero". Un silenzio lugubre e l'inizio di una nuova era".
La voce di una donna giapponese ripete sino alla fine dell'opera e insistentemente (commentata soltanto dai rintocchi di 'campane a morto' e da grida disperate), il ricordo degli esiti dolorosi, tristi e crudeli di Hiroshima e Nagasaki : "Dateci dell'acqua per favore. Signor Tanimoto, ci aiuti, non riesco a trovare mio marito".

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Personaggi ed interpreti:
J.Robert Oppenheimer (direttore del progetto Manhattan: Gerald Finley (baritono)
Kitty Oppenheimer (moglie di Oppenheimer): Jessica Rivers (soprano)
Generale Leslie Groves (Capo militare del progetto): Eric Owen (basso)
Edward Teller (scienziato): Richard Paul Fink (baritono)
Jack Hubbard (meteorologo): James Maddalena (baritono)
Robert Wilson (giovane scienziato): Thomas Glenn (tenore)
Pasqualita (baby sitter degli Oppenheimer): Ellen Rabiner (contralto)
Netherlands Philarmonic Orchestra diretta da: Lawrence Renes
Coro della Netherland Opera diretto da: Martin Wright
Regia: Peter Sellars