martedì 12 settembre 2017


JEAN SIBELIUS
 musicista dei paesaggi nordici 






foto tratta da 'The Grand Lodge'

Come rimanere insensibili ai colpi di timpani che danno inizio alla settima sinfonia in un toccante adagio svolto dagli archi e dai legni? Non è un motivo 'cantabile' (nel senso proprio di poterlo canticchiare), ma è molto intenso e penetrante nella sfera affettiva, austero e sconsolato come lo sconforto e l'angoscia che Sibelius stava vivendo al tempo della composizione. Si era rifugiato nell'alcool come mezzo di controllo - secondo la sua convinzione - del tremolio della mani che gli impedivano di scrivere e dirigere.

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Parlo della Sinfonia N. 7 in Do maggiore op.105 composta da Jean Sibelius (1865 - 1957) nel 1924 in un unico grande movimento: perciò - in un primo tempo - l'aveva denominata Fantasia sinfonica. Eseguiti senza soluzione di continuità, stanno al suo interno, un adagio, un vivacissimo, un allegro molto moderato e una coda conclusiva, ancora in tempo adagio: drammatica al punto da evocare - sommessamente ma insistentemente - l'«urlo» di Munch. 
Un grido di stupore anziché di orrore, suggerito dalla natura pervasiva che circonda l'uomo del quadro: la natura scandinava comune ai due artisti che diviene 'nostra' - propria di noi ascoltatori della settima sinfonia di Sibelius.
Intendo scrivere di quest'opera in termini per me nuovi perché privi di considerazioni teoriche riguardanti la prassi musicale.
Perché questo mio mutamento, questo ripensamento, questa mia ponderata meditazione su di un'opera che conosco da oltre un quarantennio? Invecchiando si ritiene di poter osare la sconvenienza esponendo criteri interpretativi poco canonici: criteri dettati da sensazioni sonore prodotte da segnali acustici che vanno a colpire prevalentemente la sfera sentimentale piuttosto di quella razionale voluta dalle regole - formulate nei vari secoli - come quelle della teoria musicale, dell'armonia e del contrappunto. Non tenerne conto, o farlo soltanto parzialmente (un musicologo non può disconoscere la sua formazione), è legato alla psicologia della vecchiaia e al desiderio di abbandonarsi ad emozioni istintive, vissute spontaneamente, ingenuamente - come vuole Schiller - legate sensazioni prive di sostegno culturale. 
Ascoltare musica in tal modo, significa farsi avvolgere dai suoni intesi nel loro timbro, nella loro intensità, nella loro varietà slegata da norme compositive per privilegiare la capacità recettiva naturale. 
Ecco allora che l'intervento dei tromboni, nella settima di Sibelius,  crea un'atmosfera musicale astratta e onirica che possiamo legare al paesaggio e al mito nordico.


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Scrive Sibelius: "Ampiamente si levano le foreste del Nord, i sogni selvaggi, antichi, misteriosi e meditativi. Dentro vi abita il potente Dio della foresta e i segreti magici delle tenebre".
La sua musica è stata per anni sottovalutata dalla critica (Adorno, il famoso filosofo e musicologo, definì Sibelius una 'schiappa' [sta in 'Minima moralia' ] ) che ora rivede la sua posizione con criteri propriamente ermeneutici riconoscenti il contributo da lui dato alla cultura del XX secolo, similmente alle architetture dei contemporanei e conterranei Saarinen e Alvar Aalto.

Nel 1930 smette di comporre e attende la morte - immerso nell'alcool e condizionato da forti depressioni - che avverrà nel 1957, all'età di novantuno anni.
   
Sibeliua nel 1939 - immagine tratta da Wikipedia -


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Solitamente i tempi veloci sono distensivi e briosi. Questo vivacissimo, invece, vive in un'aura poetica magica le cui suggestioni possono rifarsi solamente ai paesaggi nordici.
L'orchestra intera, ma particolarmente gli archi eseguono, con brevi arcate, note staccate e legate in crescendo e decrescendo. Tutto è molto coinvolgente e sembra preparare il ritorno dei tromboni con il loro inequivocabile tema.
La sinfonia si chiude con un breve adagio struggente e disperato: espressione dell'emotività vissuta da Sibelius in quel periodo. Una conclusione scritta in modo affettuoso ed intimo: esternazione del suo testamento spirituale.


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Ascoltiamo l'intera sinfonia eseguita dalla 'Det Kongelige Kapel' (l'orchestra reale danese) diretta da Sir Simon Rattle.

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Abbandoniamoci ad un ascolto di grado emotivo piuttosto che intellettivo: la razionalità non ispira Sibelius.
La peculiarità del paesaggio nordico sì!