venerdì 8 marzo 2024

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lunedì 13 gennaio 2020


PIERROT LUNAIRE - Arnold Schönberg


Tratto da Pixabay - Esente da Copyright

Un carissimo amico mi ha indotto - direi costretto se penso alle continue insistenze - a proporre un'ardua composizione, indubbiamente interessante, ma difficilmente recepibile.
Arnold Schönberg nasce a Vienna il 13 settembre 1874 e muore, naturalizzato statunitense, a Los Angeles il 13 luglio 1951. È il musicista conosciuto soprattutto come uno dei più importanti esponenti dell' espressionismo musicale (insieme ad Alban Berg [Wozzeck] e Anton Webern [Passacaglia]) e come fondatore della dodecafonia (risalente intorno al 1920), tecnica compositiva formata da una serie (perciò chiamata anche musica seriale) di dodici note una diversa dall'altra (della scala cromatica) e con l'uso delle regole polifoniche  barocche (inversione, retrogradazione, inversione della retrogradazione). Fu un artista di poliedrica cultura: scrittore, filosofo, uomo di teatro, pittore (appartenente al gruppo "Der Blaue Reiter" = Il cavaliere azzurro) di oltre trecento opere (molti autoritratti) che furono apprezzate da Kandinskij e Kokoschka.
Didatta straordinario, scrisse parecchi saggi (Stile e pensiero) e manuali teorici quali gli "Elementi di composizione musicale" e il celebre "Harmonielehre" (Manuale di armonia), nel quale scrive che "non esistono suoni estranei all'armonia, ma solo suoni estranei al sistema armonico".  
Paul Klee - Pierrot lunaire - (tratto da Wikipedia)
Il Pierrot Lunaire è l'opera  21 composta nel 1912. 
Ogni movimento prevede una strumentazione diversa, un impiego particolare dei cinque strumenti dell'opera: flauto (e ottavino = flauto piccolo), violino (e viola), violoncello, clarinetto (e clarinetto basso) e pianoforte.
Il testo originale è del poeta belga Albert Giraud ed era pensato per il teatro. Schönberg - innamorato del soggetto - lo fece selezionare e tradurre dal drammaturgo Otto Erich Hartleben.
Ne uscirono 21 (tre volte sette) melodrammi, più esattamente melologhi, cioè testi recitati cantando in una declamazione intonata che Schönberg chiama Sprechgesang (canto parlato) o Sprechstimme (suono parlato). La drammaturgia è affidata agli strumenti piuttosto che alla voce; era previsto, infatti, che la voce recitante/cantante stesse tra le quinte per farla pervenire all'ascoltatore  in eco. Il tutto conferisce all'opera una varietà timbrica e una capacità espressiva straordinarie: in cotanta modernità, usa forme arcaiche quali la fuga, il rondò e la passacaglia.
Il Pierrot pensato da Giraud è preso in prestito da quello presente nella commedia dell'arte italiana (il Pedrulì bergamasco mutato dai francesi in Pierrot  e Petruška dai russi) - caratterizzato da profonda tristezza -, per configurarlo in una figura alienata, straniata e paranoica che si adagia mollemente sui raggi di luna. La musica abbandona ogni riferimento tonale usando le dissonanze da applicare allo Sprechstimme. 
Schönberg divide il poema in tre parti al fine di evidenziare l'aspetto ambivalente e lunatico della maschera. Nella prima Pierrot fantastica sul sesso, sull'amore e sulla religione rivelando il suo lato sognatore e romantico. Nella seconda emerge il suo lato macabro e paranoico vivendo una notte sacrilega e blasfema. Nella terza prevale il carattere surreale e nostalgico che lo fa rientrare nella sua Bergamo.

Presentiamo e ascoltiamo una breve - nelle intenzioni la più significativa possibile - selezione del "Pierrot lunaire".  

Parte prima 
1) Mondestrunken = Ebbro di luna
Il vino, che si beve con gli occhi, / versa di notte la luna a flutti, / e una marea giunta al suo apice, inonda / l’orizzonte silenzioso. // Desideri, orrendi e dolci, /attraversano innumerevoli le onde! / Il vino, che si beve con gli occhi, /versa di notte la luna a flutti. // Il poeta che il raccoglimento incita, / si inebria della santa bevanda. / Al cielo volge estasiato / il capo, e delirando succhia e beve avidamente / il vino, che si beve con gli occhi. //
7) Der kranke Mond = La luna malata 
O luna ogni notte moribonda / Sul nero pantano dei cieli, / Il tuo occhio febbrilmente dilatato / Rapisce come un'ignota melodia. //  D'un mal d'amore e di nostalgia / Tu agonizzi soffocata, / O luna ogni notte moribonda / Sul nero pantano dei cieli. // L'amante dai sensi ebbri / Raggiunge spensierato la diletta; / La luce dei tuoi raggi lo fa lieto, / Il sangue tuo, pallido, avvelenato, / O luna moribonda ogni notte. / lieto, / Il sangue tuo, pallido, avvelenato, / O luna moribonda ogni notte. //

Presentazione e ascolto
Mondestrunken (1) [Ebbro di luna]: alle parole "und eine Springflut überschwemmt" (inonda l'altamarea) la voce imita l'andamento ascensionale del flauto per rendere l'immagine dell'inondazione di luce lunare. 
Der kranke Mond (7) [La luna malata] è una commovente invocazione grazie all'affascinante duo flauto/voce. In realtà non si tratta di un duetto perché la voce viene messa in secondo piano. Schönberg mostra tutta la sua capacità innovativa; il testo non è centrale, perché i ruoli vengono invertiti: il flauto recita, la voce lo accompagna.


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Parte seconda
8) Nacht = Notte  
Le cupe farfalle-giganti / Uccisero la luce del sole; / Il muto orizzonte riposa / Come un libro di magia chiuso. // Un aroma che uccide i ricordi / Sale dalla caligine profonda / Le cupe farfalle-giganti / Uccisero la luce del sole. //  Dai cieli sulla terra / Scendon giù con lento volo / Invisibili i mostri; / Scendono sui cuori umani / Le cupe farfalle-giganti. //
13) Enthautpung = Decapitazione 
La luna - lucida spada turca / Sul cuscino di seta nera,  /Trafigge - grande e spettrale - / La dolorosa oscurità della notte. //  Pierrot che vaga senza meta, / Fissa con spavento mortale / La lucida spada lunare / Sul cuscino di seta nera. // Si piegano i suoi ginocchi, / Esausto egli s'abbatte, / Nel delirio gli sembra sentire / La luna - la spada lucente - / Segargli il collo peccaminoso. //
Presentazione e ascolto
Nacht (8) [Notte] in forma di passacaglia (basata solo su tre note che passano in tutti gli strumenti e vengono trasformate contrappuntisticamente): le sonorità cupe del clarinetto basso e del violoncello, sottolineano il moto delle cupe farfalle giganti che scendono sui cuori umani. Il tremolo del pianoforte assume una dimensione urlante.
Enthautpung (13) [Decapitazione]. Il flauto riprende il N°7 (La luna malata) con un accompagnamento strumentale. Il brano si conclude con il flauto che ha la stessa linea melodica, ma la voce non c'è più. Al suo posto ci sono gli strumenti - in sapiente forma contrappuntistica - che assumono una fondamentale funzione drammaturgica. 


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Parte terza
16)  Gemeinhait = Canagliata
Con cera ipocrita, / Pierrot perfora col trapano / La testa calva di Cassandro / Le cui grida fendon l'aria. // Poi col pollice calca dentro / Il vero tabacco turco / Nella testa di Cassandro / Le cui grida fendon l'aria. // Poi nella calvizie liscia / Innesta dritta una canna, / E - beato - il fumo aspira / Dalla zucca di Cassandro! //
21) O alter Duft = Oh, vecchio aroma
Oh, fiabesco vecchio aroma, / Di nuovo inebrii i miei sensi! / Passa nell'aria leggera / Un'allegra schiera burlona //
Un felice desiderio m'allieta / di gioie a lungo disprezzate: / Oh, fiabesco vecchio aroma, / Di nuovo m'inebrii i sensi. //  Scacciati i neri umori, / Da finestre soleggiate / Miro l'amabile mondo, / Sogno gli spazii beati... / Oh, fiabesco vecchio aroma...//


Presentazione e ascolto
Gemeinhait (16) [Canagliata]: Pierrot fuma nel cranio del suo rivale Cassandro usato come pipa. Il violoncello emette un suono cupo e sconvolgente. E quando vengono pronunciate le parole einen Schädelboher (un cranio trapanato) l'ottavino lancia un grido di dolore.
O alter Duft (21)  [Oh, vecchio aroma]  E' il brano conclusivo del melologo. E' il più commovente e rappresenta perfettamente il mondo (dissonante) di Schönberg: tutti gli strumenti suonano come per darci un gioioso addio.


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Dirà li stesso Schönberg: "Siamo condannati a restare ciechi finché non ci siano donati degli occhi, occhi che sappiano penetrare il futuro, occhi che vedano più lontano della materia, la quale non è che un'immagine".
E il Pierrot lunaire è già proiettato verso il futuro!  




L'esecuzione è dovuta al sopreno Lucy Shelton accompagnata dai "Da Capo Chambers Players". 


NOTA: la traduzione del testo è di Raissa Olkienizkaia Naldi













sabato 11 gennaio 2020


LICHT - Karlheinz STOCKAUSEN
Die sieben Tage der Woche 
 (Luce - I sette giorni della settimana)

              Karlheniz STOCKHAUSEN  (da Wikipedia)

Karlheinz Stockhausen (1928 - 2007)  nasce in Renania in un ambiente abbastanza propizio alla musica: padre insegnante e madre pianista. All'Università di Colonia si laurea in filosofia e musicologia e al Conservatorio si diploma in pianoforte. Frequenta i corsi estivi di Darmstadt e prende lezioni da Milhaud e Messiaen.
Citerò soltanto alcune delle composizioni che lo hanno reso celebre: Kontra-Punkte per dieci strumenti, Gruppen per tre orchestre e Hymnen per musica elettroacustica e concreta (fatta di suoni naturali registrati).
Il suo esasperato narcisismo gli ha fatto dire, in occasione dell'attentato alle torri gemelle nel settembre del 2011: questa è l'opera d'arte più grande mai esistita. E' difficile assumere un atteggiamento estetico in tale sciagura, ma se riusciamo a scordare la criminalità per leggere la cosa in sè, scopriamo la perfezione geometrica dell'evento.
LICHT (Luce) è un'opera sconvolgente per la sua durata: la tetralogia wagneriana è ampiamente superata. 
E' costituita da sette opere - ognuna riferita ad un giorno della settimana - per un totale di 29 ore composte in 27 anni.
Oltre ad essere collegata alle giornate, ogni opera richiama un pianeta del cosmo e un colore. Il ciclo è basato sul mito della creazione e sulle figure mitiche di Eva, Lucifero e l'arcangelo Michele. 




L' Helikopter - Streiquartet è la terza scena di Mittwoch (mercoledì) ed è una delle parti musicalmente meno significative dell'opera, ma dotata di grande effetto drammaturgico. I quattro solisti d'archi (2 violini, viola e violoncello) salgono e suonano in quattro elicotteri. Il rumore dei motori fa da continuum, da sostegno sonoro agli interventi dei solisti fatti soprattutto da tremoli eseguiti su varie corde e con accelerazione agogica (velocità di esecuzione) legata alla velocità degli elicotteri che salgono nello spazio. Il violoncello fa un accenno melodico e gli strumentisti (quattro ragazze nel nostro caso) emettono dei vocalizzi improvvisati. Suoni ed immagini vengono trasmessi a terra tramite antenna.
Ascoltiamolo nell'esecuzione di Hadewych De Vos 1° violino, Kaja Majoor 2° violino, Anna Jurriaanse viola e Wilma De Bruijn violoncello.

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Michaels Reise um die Erde
(Viaggio di Michael attorno alla Terra)

Sta nel secondo atto di Donnerstag (Giovedì), prima delle sette opere che compongono LICHT, rappresentata il 15 marzo 1981 al Teatro alla Scala in prima assoluta.
Atto primo
Giovinezza di Michael
La madre Eva insegna a Michael a cantare, a scherzare e a danzare; il padre Luzifer a pregare, cacciare, sparare e recitare. La madre finisce in manicomio, dove muore, mentre il padre va in guerra e viene ucciso.
Michael si innamora di Luneva (fanciulla stellare mezza donna e mezza uccello), si sottopone ad un esame e viene accolto nella Scuola Superiore di Musica.
Atto secondo
Viaggio di Michael intorno alla terra
Dapprima - con la sua tromba - va al Polo Sud dove stanno dei musicisti/pinguini. Poi da Colonia a New York, Giappone, Bali, India, Africa centrale e Gerusalemme.
Qui Eva, al suono d'un corno di bassetto (specie di clarinetto), seduce Michael e lo porta con sé.
Atto terzo
Ritorno a casa di Michael
La madre Eva accompagna il figlio nella residenza celeste.
Invano Lucifero coinvolge Michael in una lotta. 
Le ultime parole di Michael sono: "Uomo sono diventato... per portare la musica celeste agli uomini, e la musica umana ai celesti, affinché l'uomo ascolti Dio, e Dio esaudisca i suoi figli".
Ascoltiamo "Il viaggio di Michael intorno alla Terra" (parziale) nell'esecuzione di Jerome Burns alla tromba e dei Solisti del Conservatorio di La Haye diretti da Adrian Heger. 

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lunedì 7 ottobre 2019


STABAT MATER
 nella Storia della Musica


GIOTTO - Compianto sul Cristo morto - Cappella degli Scrovegni, Padova (tratto da Wikipedia)

Jacopone da TODI  (1236 -1306)
Dopo aver compiuto gli studi di giurisprudenza e fatto il notaio, diventa frate francescano.  Scrive "Laude" (componimenti di carattere religioso e popolare) prevalentemente in lingua volgare, ma la composizione poetica Stabat Mater - a lui attribuita - è scritta in latino.   

Stabat Mater dolorósa / iuxta crucem lacrimósa, / dum pendébat Fílius. // Cuius ánimam geméntem, contristátam et dolente / pertransívit gládius.  // O quam tristis et afflícta / fuit illa benedícta / Mater Unigéniti! //Quae maerébat et dolébat, / Pia Mater dum videata / nati poenas íncliti. // Quis est homo, qui non fleret, / Matrem Christi si vidéret / in tanto supplício? // Quis non posset contristári, / Christi Matrem contemplári / doléntem cum Filio? // Pro peccátis suae gentis / vidit Jesum in tormenti / et flagéllis sùbditum. // Vidit suum dulcem natum / moriéndo desolátum, / dum emísit spíritum. // Eia, mater, fons amóris, / me sentíre vim dolóris / fac, ut tecum lúgeam. // Fac, ut árdeat cor meum / in amándo Christum Deum, / ut sibi compláceam. //   Sancta Mater, istud agas, / crucifíxi fige plagas / cordi meo válide. // Tui Nati vulneráti, / tam dignáti pro me pati, / poenas mecum dívide. // Fac me tecum pìe flere [Fac me vere tecum flere], / Crucifíxo condolére / donec ego víxero. //
Iuxta crucem tecum stare, / Et me tibi sociáre [te libenter sociare] / in planctu desídero. // Virgo vírginum praeclára, / mihi iam non sis amára, / fac me tecum plángere. // Fac, ut portem Christi mortem, / passiónis fac consòrtem / et plagas recólere. //  Fac me plagis vulnerári, / cruce hac inebriári / et cruòre Fílii. // Inflammatus et accensus, / per te, Virgo, sim defénsus / in die iudícii.  // Fac me cruce custodíri / morte Christi praemuníri, / confovéri grátia. // Quando corpus moriétur, / fac, ut ánimae donétur / 
paradísi glória.  // Amen in sempiterna. 

Sta la Madre dolorosa / presso il legno lacrimosa / mentre pende il Figlio; // e quell'anima gemente, / contristata e insiem dolente, / una spada penetra. // Quanto triste e al duol soggetta / mai quella benedetta / Madre all'Unigenito! // E piangeva e si doleva / Madre pia, mentre vedeva / del Figliuol gli spasimi. // Chi n'avrebbe il ciglio asciutto / se vedesse in tanto lutto / quella Madre tenera? // Chi non resta contristato / contemplando col suo Nato / spasimar la Vergine? // Pel fallir delle sue genti / Gesù vide fra' tormenti, / dai flagelli lacero. // Ella vide il Figlio amato / negli estremi desolato / esalar lo spirito. // Madre, orsù, fonte d'amore, / fa ch'io senta il tuo dolore, / fammi teco piangere. // Fa che avvampi il cuore mio / nell'amor di Cristo Dio. / affinchè io piacciagli. // Santa Madre, deh! m'appaga / di Gesù l'acerba piaga / forte in cuore infiggimi. // Del trio Figlio sì piagato / ch'ha per me tanto penato / il dolor dividimi. // Fa che teco, o Madre, io pianga / e il trafitto Dio compianga / finchè duri il vivere. // Presso il Legno con te starmi / ed a Te, Madre, associarmi / nel pianto desidero. // Tra le vergini preclara, / volermi essere amara / fammi teco piangere. // Fa ch'io pensi a la sua morte, / del suo duolo sia consorte, / le sue piaghe io veneri. // Fa ch'io sia con Lui piagato, / della Croce sia inebriato, / del suo sangue vivido. // Perchè sia dal fuoco illeso / per Te, Vergin, sia difeso / nel dì del giudizio. // Giunto, o Cristo, al mio partire / Per tua Madre, deh venire / Fammi alla vittoria. // Quando il corpo morto fia, / fa che all'alma data sia / la celeste gloria! // Amen per sempre.

Sequenza gregoriana (canto liturgico nato intorno al IX secolo nell'abbazia di San Gallo) dello Stabat  Mater di J. da Todi.
Ascoltiamola nella esecuzione dei Cantori Gregoriani diretti da Fulvio Rampi

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PRIMO RINASCIMENTO

Josquin des PREZ  (1450 - 1521)  Franco/Fiammingo
Stabat Mater dolorosa - Mottetto
Il mottetto è una forma musicale liturgica polifonica proveniente dalla Scuola di Notre Dame del XIII secolo.
Josquin l'abbiamo conosciuto nel post dedicato alle "Messe di Requiem": fiammingo, si distingue per la sua grande capacità di intrecciare le voci conservando la specificità di ciascuna. E per aver usato come cantus firmus (la voce bassa - chiamata anche tenor - che sorregge e guida le voci) una canzone profana del contemporaneo Gilles Binchois anziché una melodia gregoriana.
Ascoltiamo il mottetto dalla "Chapelle Roiale" diretta da Philippe Herrewege 


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Franchino GAFFURIO  (1451 - 1522)   Lodi
Stabat Mater - Mottetto
Sacerdote, fu maestro di Cappella del Duomo di Milano. Ma soprattutto fu un teorico musicale (Theorica Musicae e Practica Musicae).
Contrariamente all'artificiosità della musica dei fiamminghi, Gaffurio adotta, nello "Stabat Mater", lo stile omofonico (le varie voci eseguono prevalentemente la stessa melodia) anziché polifonico.
Ascoltiamolo dalla Cappella Musicale del Duomo di Milano

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Pierluigi da PALESTRINA  (1525 -1594)  Palestrina (Roma)
Stabat Mater è uno degli ultimi dei i trecento mottetti da lui composti. E' scritto per due cori a otto voci (soprano, alto, tenore e basso = SATB/SATB) che si alternano o cantano insieme, prevalentemente in forma omofonica piuttosto che contrappuntistica. Frequenti sono le variazioni agogiche (adagio, largo, lento ...), ma tutte contigue. Per quanto concerne la dinamica prevale il mf (mezzoforte). 
L'opera non assurge ai livelli compositivi propri all'autore - ad esempio la Missa Papae Marcelli. 
Ascoltiamolo dai Tallis Scholars diretti da Peter Phillips

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Orlando di LASSO  (1532 -1594)  Monaco
Stabat Mater è un mottetto per doppio coro a cappella (SSAT/ATTB). Il suo stile polifonico è caratterizzato da un andamento omoritmico (le otto voci proseguono con note dal valore uguale). L'esito è quello di evidenziare un aspetto soggettivo capace di coinvolgere maggiormente l'ascoltatore.
Ascoltiamolo nell'esecuzione dell' HIilliard Ensemble.

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BAROCCO  (1600 - 1749)

Giovanni Felice SANCES  (1600 - 1679)  Roma
Stabat Mater (sottotitolato pianto della Madonna), fa parte dei mottetti a voce sola. L'organico è formato da una voce (di soprano o contralto), arpa, arciliuto, violone e organo.
Il lamento della Madonna è caratterizzato dalla melodia discendente (secondo gli schemi barocchi dell' affecten lehre = teoria degli affetti). 
Sances nacque a Roma ma visse alla Corte imperiale di Vienna sino a raggiungere l'incarico di maestro di cappella.
Ascoltiamolo nella esecuzione del contralto Carlos Mena e del "Ricercar Consort"  diretto da Philippe Pierlot.

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Marc-Antoine CHARPENTIER  (1634 - 1704)  Parigi 
Stabat Mater pour des religieuses  (per soprano, contralto, tenore, basso, tiorba [grande liuto con manico prolungato per alcune corde che vibrano per risonanza], contrabbasso e organo). Due sono le melodie che seguono la struttura del testo con estrema semplicità: una è affidata alle voci alte ed è accompagnata dalla tiorba e dal contrabbasso, l'altra alle voci inferiori e all'organo. Avanzano con uniforme andamento temporale (agogica) capace di conferire al tutto quell'uniformità che - paradossalmente quasi - è l'intrinseco valore di quest'opera piena di mesto gaudio e tanto fervore.
Ascoltiamolo nella esecuzione de "Le Concert des Nations" diretto da Jordi Savall.

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Antonio DRAGHI  (1634 - 1700)  Rimini
Stabat Mater  per soprano, alto, tenore, basso; la tiorba fa le funzioni del basso continuo (sostegno armonico).
Nel 1658 Draghi entra alla Corte Imperiale di Vienna come cantante, poi come librettista e compositore sino a sostituire Giovanni Legrenzi nell'incarico di Kapellmeister. Scrisse più di cento opere improntate alla grandiosità del barocco veneziano. 
Notevole il suo oratorio Earthquake (Il terremoto) eseguito a Vienna nel 1682. 
Lo Stabat Mater è una composizione semplice: le quattro voci procedono con carattere omofonico: la polifonia è conseguente alla diversificazione dei timbri vocali.  
Ascoltiamolo nella esecuzione dell' Ensemble Seicentonovecento diretto da Flavio Colusso

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Agostino STEFFANI  (1655 - 1728)  Castelfranco Veneto
Stabat Mater dolorosa - scritta pochi mesi prima della morte dell'autore - è stata l'ultima sua composizione. Sei voci, sei archi con il b.c. (basso continuo: generalmente una tiorba, un clavicembalo o un organo) che le sostiene e accompagna. L'assolo iniziale del soprano evidenzia la solitudine dolorosa di Maria; i "tutti" sono usati per la folla e i peccatori. 
Sacerdote, Kapellmeister alla corte di Hannover, scrisse cantate e mottetti, ma era ammirato soprattutto per le sue opere.
Ascoltiamo la prima terzina dalla voce del mezzosoprano Cecilia Bartoli accompagnata dai Barocchisti diretti da Diego Fasolis

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Alessandro SCARLATTI  (1660 - 1725)  Palermo
Stabat Mater  per soprano, contralto, due violini e b.c.
Alessandro Scarlatti è considerato il fondatore della scuola operistica napoletana. Lo "Stabat Mater" fu composto per una  confraternita di Napoli e qui eseguita per numerosi anni fin quando fu sostituito, nel 1738, da quello di Pergolesi. 
Il sentimento di afflizione di Maria ai piedi della croce è bene espresso sin dall'inizio dal duetto dì soprano e contralto. Ma lo scoramento ha un carattere contemplativo piuttosto che drammatico. 
Ascoltiamolo nell'esecuzione di Gemma Bertagnoli soprano, Sara Mingardo contralto e il "Concerto Italiano diretto da Rinaldo Alessandrini


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Domenico SCARLATTI  (1685 - 1757)  Napoli
Stabat Mater  a dieci voci (quattro soprani, due contralti, due tenori, due bassi) e b.c. (due tiorbe e organo).
Domenico, figlio di Alessandro, nacque lo stesso anno di Bach e di Händel con il quale gareggiò, vincendolo, al clavicembalo. Nel 1719 si trasferì a Lisbona - alla corte reale - per insegnare clavicembalo alla figlia del Re, Maria Barbara che seguì, quando andò sposa del principe ereditario spagnolo, prima a Siviglia e poi a Madrid. Qui morì nel 1757.
Scrisse quasi seicento sonate per clavicembalo che gli dettero fama mondiale, ma anche opere, cantate e musica sacra. Lo Stabat Mater è stato scritto prima di lasciare Roma ed è il suo lavoro corale più noto. E' un'opera polifonica in cui, a volte, emergono le voci soliste per dar rilievo al testo, ma escludendo il bel canto allora di moda.
Ascoltiamolo nell'esecuzione del "Concerto Italiano" diretto da Rinaldo Alessandrini.

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Antonio CALDARA  (1670 - 1736)  Venezia
Fu vice-maestro di cappella della corte imperiale di Vienna, ove si conserva la maggior parte dei suoi manoscritti.
Stabat Mater  per SATB, coro, archi, due tromboni e b.c.
Iniziano i soprani con un commovente motivo discendente che ricomparirà, in forma di fugato, alla conclusione del brano. Singolare la presenza dei due tromboni. 
Ascoltiamolo nell'esecuzione della Chapelle De Lorraine diretta da Gunter Carlier.

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Nicola FAGO il Tarantino  (1677 - 1745)  Taranto
Nacque a Taranto ma studiò a Napoli dove fu maestro di cappella al Tesoro di San Gennaro e a San Giacomo degli Spagnuoli. Tra i suoi allievi Leonardo Leo e Niccolò Jommelli.
Lo Stabat Mater dolorosa è scritto per quattro voci (SATB) e archi.
Iniziano le quattro voci riunite per poi alternarsi nell'ordine di soprano, alto (controtenore), tenore,  basso e unirsi nuovamente in forma monodica: la stessa linea melodica conferisce al brano il clima lamentoso e lugubre adatto al testo.
Ascoltiamolo da Valentina Varriale soprano, Filippo Mineccia controtenore, Rosario Totaro tenore, Giuseppe Naviglio basso, accompagnati da "I Turchini" diretti da Antonio Florio.

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Antonio VIVALDI  (1678 - 1741)  Venezia
Figlio di un violinista della cattedrale di San Marco, a 25 anni si fa prete e pubblica le prime opere. Opere che cadranno nell'oblio sino alla riscoperta, nel 1939, da parte di Alfredo Casella e della sua proposizione all'Accademia Chigiana.
Vivaldi era maestro di musica presso l'Ospedale della Pietà di Venezia, un orfanatrofio per ragazze che lui istruiva per proporre concerti pubblici di facile ascolto. Ma la sua musica andava ben oltre: al punto di affascinare Bach che trascrisse parecchie sue opere.  
Stabat Mater per contralto, archi e b.c. 
In quest'opera non c'è nulla del Vivaldi festoso che conosciamo, ma non troviamo nemmeno la drammaticità che il testo presuppone: l'umore è sereno e quieto, adatto ad inoltrare l'uditore in una profonda atmosfera di fervore spirituale ed emotivo.
Ascoltiamolo nell'esecuzione del controtenore Tim Mead e dell'Ensemble "Les Accents" diretti da Thibault Noally


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Emanuele d'ASTORGA  (1680 - 1757)  Augusta (Sicilia)
Famoso per la sua vita avventurosa trascorsa in vari luoghi d'Europa. Il suo successo è dovuto all'opera Dafni e allo Stabat Mater per soli (SATB), coro, orchestra d'archi e organo. 
Si apre con un  intervento del coro in forma contrappuntistica dalle tinte piuttosto scure; seguono assoli ornati (abbellimenti), duetti e trii.
Ascoltiamolo nell'esecuzione di Ann Monoyios soprano, Bernard Landhauer controtenore, Hans Jörg Mammel tenore, Johannes Happel basso, Balthasar-Neumann Chor diretto da Thomas Hengelbrock

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Nicola LOGROSCINO  (1698 - 1764)  Bitonto
Pugliese di nascita, ma di formazione napoletana (soprattutto per le sue opere buffe), nell'ultimo periodo della sua esistenza insegnò contrappunto al Conservatorio di Palermo.
Stabat Mater a due voci, due violini e b.c.
Inizia il soprano, subito seguito dal contralto (nel nostro caso un controtenore) Lo stile - per nulla patetico - richiama quello della scuola napoletana di Alessandro Scarlatti.  
Ascoltiamolo da Giulia Semenzato soprano, Raffaele Pe controtenore e i Talenti Vulcanici diretti da S. Demicheli

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František TÜMA  (1704 -1774)  Boemia
Organista e teorico della musica ha vissuto prevalentemente a Vienna alla corte di Carlo VI.
Lo Stabat Mater è un'opera per soli (SATB), coro e b.c.
Ancorata al periodo barocco (fuga conclusiva) prefigura alcuni motivi del classicismo.
Ascoltiamolo nella esecuzione di Britta Verboom soprano, Carolien Gerritsen contralto, Jan-Jetze Zijlstra tenore, Rolf Utermöhlen basso. Basso continuo: Eelco Kooiker organo, Martijn Verbrugh viola da gamba. Cappella ad Fluvium diretta da Dirkjan Horringa.

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Giovanni Battista PERGOLESI  (1710 - 1736)  Jesi (AN)
Nacque nelle Marche ma studiò e fece parte della Scuola musicale napoletana. Scrisse parecchie opere, ma la sua fama è dovuta all'Intermezzo (brevi opere comiche che venivano eseguite tra un atto e l'altro di un'opera seria) "La serva padrona" e allo Stabat Mater (per soprano, contralto, 2 violini e b.c.), scritto poco prima di morire: si dice addirittura portato a termine sul letto di morte. 
La religiosità di quest'opera è intimista, molto legata agli affecten lehre del periodo barocco, ma contemporaneamente innovativa: il dolore è mostrato dalle due voci che si scontrano con strazianti, avveniristiche dissonanze.
Il successo fu clamoroso e il pregio elevatissimo al punto che il grande Bach scrisse la parodia riportata qui sotto. 
Ascoltiamolo dalle voci di Katia Ricciarelli soprano, Lucia Valentini Terrani contralto accompagnate dall'Orchestra del Teatro alla Scala diretta da Claudio Abbado.



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Johann Sebastian BACH  (1685 - 1750)  Eisenach (Germania)
Tilge, Höster, meine Sünder BWV 1083 (Cancella, Altissimo, i miei peccati).  
Bach era molto attento a quanto accadeva nel mondo musicale del suo tempo, e fu affascinato dallo "Stabat Mater" di Pergolesi al punto di farne una parodia utilizzando la musica e variando il testo. Non c'era nulla di scandaloso, anzi, dimostrava l'apprezzamento nei confronti del collega italiano. Bach amplia l'organico orchestrale e conferisce al brano la geometricità a lui congeniale senza privarlo degli influssi del melodramma napoletano presenti in Pergolesi.
Ascoltiamolo nella esecuzione del "Concerto vocale" diretto da René Jacobs.


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Pasquale CAFARO  (1715 - 1787)  Galatina 
Fu maestro di corte e delle chiese napoletane, perciò fu indotto a scrivere prevalentemente musica sacra. 
Stabat Mater per soprano, alto, coro misto, archi e b.c. Le due voci cantano in forma di canone denotando una notevole capacità di scrittura contrappuntistica.
Ascoltiamolo da P. Busci soprano, M.L. Sanchez contralto, Nova Ars Cantandi diretta da Giovanni Acciai.


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Tommaso TRAETTA  (1727 - 1779)  Bitonto
Molto attivo nell'opera lirica, in bilico tra la scuola napoletana (famosa la sua "Ippolito e Aricia") e la tragédie lyrique francese, lasciò una notevole traccia anche nella musica sacra. Sebbene abbia alquanto viaggiato (Venezia, Vienna, Mannheim, San Pietroburgo) mantenne la propria identità musicale acquisita con Porpora, Leo e Durante.
Lo Stabat Mater per soli, coro a quattro voci e archi, è ricco di cromatismi all'interno della scuola contrappuntistica - tipicamente barocca -  che diventa esasperata nel desiderio di esternare un'espressività dolorosa.   

Ascoltiamolo nella esecuzione di M.Espada e M.Piccinini soprani; A.Hallemberg e M.Storti contralti; E.Gonzales Toro e M.Staveland tenori; F.Catton e J.Lehetipuu bassi; Les Talents Lyriques dir. Christophe Rousset. 

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CLASSICISMO  (1750 - 1800)


Franz Joseph HAYDN  (1732 - 1809)  Rohrau (Austria)
Figlio di un umile artigiano suonatore dilettante di arpa, fu voce bianca del coro della cattedrale S. Stefano di Vienna dove studiò il clavicembalo, il violino e composizione (allievo di Nicolò Porpora). Emancipò i suoi gusti musicali seguendo le opere di Carl Philipp Emanuel Bach. Conobbe Mozart ed ebbe come allievo Beethoven. Per ventinove anni fu al servizio dei principi Esterházy di origine ungherese.
Scrisse 104 sinfonie e una ottantina di quartetti, 62 sonate per pianoforte, composizioni vocali profane (La Creazione, Le Stagioni) e sacre (26 Messe)  per soli, coro e orchestra. Alcune opere liriche (Orlando paladino, Armida) composte per il teatrino degli Esterházy.
Lo Stabat Mater per SATB, coro misto e orchestra è stato scritto nel 1767. Prevalgono i tempi lenti e le tonalità minori legate alla specificità del testo. Superlativo il fugato conclusivo.


Ascoltiamolo nella esecuzione di Verena Seeber soprano, Anna Clare Hauf contralto, Roman Pichler tenore, Matthias Hoffmann basso/baritono, Vocalensemble AllaBreve & Tiroler Kammerorchester diretti da Davide Lorenzato.

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Giovanni PAISIELLO  (1740 - 1818)  ha trascritto lo Stabat Mater di Pergolesi sostituendo i due violini con un'orchestra d'archi e fiati. Mi sembra opportuno notarlo e proporre l'ascolto soltanto dell'incipit eseguito dalle voci femminili.

Ascoltiamolo nell'esecuzione di Emonela Jaho soprano, del mezzosoprano Sonia Prina, accompagnate dall'orchestra Cosarara diretta da Giuseppe Camerlingo.

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Luigi BOCCHERINI  (1743 - 1805)  Lucca
Stabat Mater fu scritto nel 1781 "per ordine di S.A.R. il Signor Infante don Luigi" (di Spagna [ndr]per voce di soprano, archi e violoncello "obbligato" (con parte che deve essere fedelmente eseguita).
Brano di profonda religiosità, evidenzia il carattere sensibile di Boccherini, artista che sta benissimo accanto ai grandi rappresentanti del classicismo viennese, Mozart, Haydn e il primo Beethoven.  
Ascoltiamolo nella esecuzione del soprano Eva Dřízgová - Jirušová e della Janáček Chamber Orchestra diretta da Paolo Gatto

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ROMANTICISMO  (1800 - 1899) 

Gioachino ROSSINI  (1792 - 1868)  Pesaro
Non necessita di particolari presentazioni, il nostro autore, tanto sono note le sue opere: soprattutto i melodrammi.
Lo Stabat Mater ebbe una gestazione lunga: commissionata da un teologo spagnolo, Rossini rifiutò l'incarico per non doversi cimentare con il modello di Pergolesi. Poi l'accettò a condizione che non venisse pubblicato; sempre dubbioso, dopo due anni di lavoro affida l'incarico a Giovanni Tadolini che lo completa. Ma quando un editore propone la stampa dell'opera, Rossini la rivede sostituendo le parti non sue e dandola alle stampe. Prima esecuzione a Parigi nel 1842.
L'organico è composto da soli (SATB), coro misto e orchestra.
L'esperienza operistica è presente con arie e cori di grande impatto emotivo: citerò, ad esemplificazione, i solenni squilli di tromba che introducono l'aria del soprano, ripresa dal coro, "Inflammatus et accentus" (avvolto e bruciato dalle fiamme), per concludere con il superbo, sapiente fugato dell'Amen.    
Ascoltiamolo nell'interpretazione del coro e dell'orchestra  dell'Accademia di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano. Solisti: Anna Netrebko soprano, Marianna Pizzolato mezzosoprano, Matthew Polenzani tenore, Ildebrando D'Arcangelo basso.

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Franz SCHUBERT  (1797 - 1828)  Vienna 
Era figlio di un maestro di scuola elementare, incarico che prevedeva anche l'insegnamento della musica. Quindi le prime lezioni le ebbe dal padre.  
Stabat Mater in famin D383 per soli (STB) coro misto e orchestra. Non è basato sul testo di Jacopone da Todi, ma del poeta Friedrich Gottlieb Klopstock che ne fece un libero adattamento in lingua tedesca:
Jesus Christus schwebt am Kreuze! = Gesù è appeso alla croce!
Inizia con un tempo lento adatto a manifestare l'atmosfera tragica propria al testo e, all'interno, include due dotte fughe. 
Ascoltiamolo nell'esecuzione di Sheila Armstrong soprano, Alejandro Ramirez tenore, Philippe Huttenlocher, baritone, Ensemble Vocal de Lausanne, Orchestre de Chambre de Lausanne dir. Michel Corboz,.

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Schubert era un uomo molto religioso e volle rifarsi anche alla tradizionale sequenza del XIII secolo, componendo lo Stabat Mater in solmin D175 per coro e orchestra. Utilizzò, comunque, soltanto le prime quattro terzine cantate due volte. Non dev'essere considerata un'opera incompiuta.

Ascoltiamolo nella esecuzione del Monteverdi Choir e dell' Orchestre Révolutionnaire et Romantique diretti da John Eliot Gardiner.

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Franz LACHNER  (1803 - 1890)  Svevia
Studiò musica - insieme a cinque fratelli - con suo padre orologiaio e organista. Fu a Vienna come organista in una chiesa protestante e definitivamente a Monaco come kapellmeister alla corte imperiale.
Stabat Mater op.154 per due cori misti (SATB/SATB) a cappella.
E' un'opera che pur rifacendosi ai modelli gregoriani e contrappuntistici rinascimentali, introduce elementi di scuola devozionale romantica. Tali da indurci ad un ascolto del tutto consapevole e profondamente commosso.

Ascoltiamolo nell'esecuzione degli  Studio Choir e Munich Orpheus Choir diretti da Gerd Guglhor.

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Joseph RHEINBERGER  (1838 - 1901)  Lichtenstein
Trascorse gran parte della sua esistenza a Monaco dove fu Maestro di cappella della Corte.
Stabat Mater  per coro misto (SATB) e organo.
Sintetizza gli stili del passato (Bach, Mozart) innovandoli secondo la prassi compositiva della propria epoca. Notevole la fuga conclusiva.
Ascoltiamolo dal Kammerchor  Stuttgart e dall' Ensemble Stuttgart diretti da Frieder Bernius.
All'organo Sonntraud  Engels-Benz

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Antonin DVORÁK  (1841 -1904)  Boemia
Stabat Mater  per soli (SATB), coro misto e orchestra. 
Opera dovuta alla morte di tre dei suoi figli.
L'inizio che noi ascolteremo (Stabat mater dolorosa) è un andante con moto fatto di scale cromatiche discendenti - ben evidenziate dall'assolo del tenore - che mostrano la spontaneità tipica  della produzione musicale di Dvorák.
Ascoltiamolo nell'esecuzione di Ilse Eerens soprano, Michaela Selinger mezzosoprano, Maximilian Schmitt tenore, Florian Boesch basso, Collegium Vocale Gent e Royal Flemish Philharmonic diretti da Philippe Herrewege.

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Giuseppe VERDI  (1813 - 1901) Le Roncole di Busseto (Parma)
Stabat Mater per coro misto (SATB) e orchestra.
E' il secondo dei "Quattro pezzi sacri" (Ave Maria, Stabat Mater, Te Deum e Laudi alla Vergine Maria) pubblicati nel 1898, quindi in tarda età.
Iniziano gli archi, i fagotti e i corni con la ripetizione di quattro accordi dissonanti che introducono il coro all'unisono. Frequenti diverranno le dissonanze al fine di accrescere la drammaticità del testo. Al punto di usare il tritono (tre toni interi) che gli antichi chiamavano diabolus in musica. L'operista Verdi è sempre presente per catalizzare la nostra attenzione.
Ascoltiamolo dal Monteverdi Choir e dall' Orchestre Révolutionaire et Romantique diretta da John Eliot Gardiner.

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SECOLO XX

Joseph Bohuslav FOERSTER  (1859 - 1951)  Praga
Figlio di un insegnante al conservatorio di Praga, qui compì i suoi studi musicali e insegnò; fu critico musicale e amico di Gustav Mahler. Scrisse cinque sinfonie, concerti, cinque opere (la più nota è Eva) musica da camera e liturgica. E' un musicista poco riconosciuto attualmente, ma celeberrimo in vita.
Stabat Mater per coro misto (SATB) e organo, vive nel clima lirico del tardoromanticismo. Opera profondamente lirica e meditativa, evidenzia la sua predilezione per la polifonia. 
Ascoltiamolo dal Kühn Mixed Choir diretto da Pavel Kühn. All'organo Joseph Kšica

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Karol SZYMANOWSKI  (1882 - 1937)  Polonia
Questo compositore è stato oggetto delle nostre attenzioni quando, nel novembre 2017, abbiamo parlato della sua bellissima opera Re Ruggero.
Stabat Mater  per soli (SAB) coro (SATB) e orchestra.
Il testo di Jacopone è stato tradotto in polacco per sei terzine soltanto. E il linguaggio musicale si allontana dal misticismo visionario delle precedenti composizioni per farsi scarno e austero, appropriatamente ascetico.
Ascoltiamolo dalla Radio Filharmonisch Orkest en Groot Omroepkoor diretta da Markus Stenz con Chen Reiss soprano, Gerhild Romberger contralto e Mark Stone baritono.


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Zoltán KODÁLI  (1882 - 1967)  Ungheria
Apparteneva ad una famiglia di musicisti e si diplomò molto presto: a sedici anni compose uno Stabat Mater per voci pari (solo maschili o solo femminili). Ma in tarda età lo riscrisse nella versione comunemente eseguita. Fu etnomusicologo insieme all'amico Bartók, occupandosi profondamente della musica popolare ungherese.
Stabat Mater per coro misto (SATB) a cappella. 
Il dolore di Maria viene espresso da una limpida, ma struggente linea melodica comprendente soltanto le prime tre strofe e l'ultima con l'Amen. Il tema è identico per tutte le stanze e il terzo verso viene ripetuto, tranne l'ultimo che è sostituito dall'Amen. 
Ascoltiamolo nell'esecuzione della Cappella Musicale della Basilica San Marco di Milano, diretta da Giovanni Vianini.

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Licinio REFICE  (1883 - 1954)  prov. Frosinone
Sacerdote, amico di Perosi, insegnò musica sacra alla Scuola Pontificia del vaticano. Compose messe, oratori e alcune opere (morì a Rio de Janeiro mentre provava l'opera Cecilia interpretata da Renata Tebaldi).
Stabat Mater per soprano, tenore, pianoforte e coro (SATB).
La musica è piuttosto semplice e la melodia vagamente aspra, per nulla cantabile. 
La versione per orchestra in sostituzione del pianoforte è più teatrale, ma non coinvolgente. 
Ascoltiamolo nell'esecuzione di Adelaida Negri soprano, Pablo Selci tenore, Giovanni Valle pianoforte, Coro da Camera XXI di Buenos Aires diretto da Miguel Angel Pesce, Giovanni Panella direttore.

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Francis POULENC  (1895 - 1963)  Parigi
Fece parte del gruppo dei sei (i più noti Mllhaud e Honneger) ed è famoso per le opere I dialoghi delle Carmelitane e La voce umana. La sua musica fu fortemente influenzata dalla sua pubblica omosessualità in contrasto (allora) con la profonda fede cattolica.  La morte di uno stretto amico lo indusse a scrivere lo 
Stabat Mater per soprano, coro misto (SATB) e orchestra.
Dolore e tenerezza e contemplazione si fondono a sfoghi emotivi di raggelante pregnanza.  
Ascoltiamolo nell'esecuzione di Christine Wolff soprano e del Monteverdichor Würzburg diretti da Matthias Beckert.

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Krzysztof PENDERECKI  (1933)  Polonia
La sua musica è ben definita da lui stesso quando scrive: la mia musica ha radici profonde nel passato e la mia polifonia è molto complessa, anche se oggi è di moda la musica semplice che a me non dice nulla. (Nota mia: vedi Pärt o Gorecki)
Stabat Mater per tre cori misti (SATB).
Utilizza soltanto le strofe 1-5-9-10-19 e 20. I cori non solo cantano, ma spesso parlano o sussurrano. Drammatica l'accorata ripetizione del Christe gridato.
Ascoltiamolo nell'esecuzione del Tapiola Chamber Choir diretto da Juha Kuivanen.

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Arvo PÄRT  (1935)   Estonia
Il suo stile compositivo è ridotto all'essenziale (dopo l'esperienza dodecafonica) contando sulla musicalità della parola.
Stabat Mater  per soli (SATB), coro e orchestra d'archi.
"Mi sono lasciato guidare da testi che sentivo particolarmente vicini e che per me sono carichi di significato esistenziale". 
Individuato il rigore metrico della sequenza, su di esso elabora l'intera opera con esiti veramente contemplativi.
Ascoltiamolo da: Ana Quintans, Aleksandra Lewandowska, Jenny Högström, Griet de Geyter soprani; Carlos Mena controtenore, Christelle Monney mezzosoprano; Andrew Tortise e Stephan Gähler tenori; Stephan MacLeod e Frederik Sjollema bassi; Ensemble GLI ANGELI GENEVE diretti da Stephan MacLeod.

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SECOLO XXI

Karl JENKIS  (1944)  Galles
Compiuti gli studi musicali classici, si dedicò soprattutto ai generi jazz, pop e rock (Soft Machine) 
Stabat Mater  per mezzosoprano, coro (SATB) e orchestra.
Oltre al testo latino originale ha aggiunto versi in ebraico, greco e aramaico: dice lui stesso "per una rappresentazione universale del dolore". 
Ascoltiamolo dal Royal Liverpool Philharmonic Chorus e dalla Royal Liverpool Philharmonic Orchestra diretti da Pasi Hyökki.


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Nicola PIOVANI  (1946)  Roma
Diplomato in pianoforte e composizione, è famoso per le numerose colonne sonore; ma ha scritto anche musica colta come, ad esempio, la Suite strumentale "Epta".
La Pietà, "Stabat mater dolorosa" per due voci femminili, voce recitante e orchestra. Versi di Vincenzo Cerami (sceneggiatore de "La vita è bella" di Roberto Benigni con musiche dello stesso Piovani).
Due madri piangono la morte del figlio: la prima (soprano) piange il figlio ucciso dalla droga; la seconda (voce soul) vive in un paese del terzo mondo e ha perso il figlio per la fame.
L'opera non abbisogna di particolari commenti, data la sua appartenenza alla musica tonale, con melodia e armonia di notevole spessore ma di facile assimilazione, grazie anche alla recitazione che l'accompagna. 
Ascoltiamola dalle voci di Maria Rita Combattelli soprano ed Amii Stewart, accompagnate dai Solisti dell'Orchestra Aracoeli diretta da Nicola Piovani. Voce recitante Gigi Proietti.


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Franco SIMONE  (1949)  provincia di Lecce  
E' un cantautore che non ha compiuto studi musicali classici, ma ugualmente dotato di notevoli capacità compositive. Lo Stabat Mater ne è la prova. E' un'opera rock sinfonica. Si ispira all'omonima preghiera di Jacopone conservando il testo latino e accostando la musica classica (della quale è un appassionato conoscitore) a soluzioni rock.
Scrive lo stesso Simone: "Il racconto del dolore della Vergine davanti al Figlio in croce per me è diventato la metafora del dolore di un'intera umanità smarrita in un'inquietudine planetaria”.
Ascoltiamolo nell'esecuzione dello stesso Simone con il tenore Gianluca Paganelli e il rocker Michele cortese.

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Marco FRISINA  (1954)  Roma
Sacerdote, maestro di cappella della basilica di San Giovanni in Laterano, diplomato in composizione  
Stabat Mater  per voce solista, coro (SATB) e orchestra.
Parti corali e solistiche si alternano in un sommesso canto ritmicamente scandito e melodiosamente piacevole.
Ascoltiamolo nell'esecuzione del tenore José Antonio Salamero e dell'orchestra "Cantantibus Organis" diretta da José Maria Berdejo Marin.


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Salvador BROTONS  (1959)  Barcellona
Diplomato in flauto, composizione e direzione d'orchestra, scrive prevalentemente opere orchestrali e da camera; alcune corali. Lo stile è esente da influssi avanguardistici, tradizionalmente tonale, quindi di facile assimilazione.    
Stabat Mater  per soprano, baritono, coro (SATB) e orchestra
Ruolo importante è attribuito all'orchestra per esprimere i sentimenti teneri e dolci, di compassione e dolore a volte espresso drammaticamente.
Ascoltiamo la prima strofa nell'esecuzione del soprano Joana Librès, del Coral Carmina e Lieder Camera cori, Orchestra Simfonica di Barcellona diretti da Edmon Colomer.


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Gaetano PANARIELLO  (1961) Portici (NA) 
Diplomato in pianoforte, direzione corale e orchestrale. Allievo di Franco Donatoni, è titolare della cattedra di composizione presso il Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli. Ha scritto numerose opere liriche, corali sacre, per orchestra e da camera.
Stabat Mater per soli (ST), coro (SATB) e orchestra composta da sassofono contralto, vibrafono, marimba e percussioni.
L'impiego di diversificate percussioni produce dinamiche di scuola prettamente contemporanea, sebbene non manchino i richiami polifonici tradizionali. L'attenzione dello spettatore è tenuta sempre viva e partecipe.   
Ascoltiamolo dal "Coro della pietà de' Turchini", dell'Ahirang Ensemble diretto da Davide Troia.

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Marco ROSANO  (1964)  Torino
E' un tastierista/compositore molto versatile. Le sue doti di arrangiatore  e di registratore del suono, lo portano ad esiti che sfociano in esperienze proficue alla realizzazione di spot pubblicitari e colonne sonore per il teatro e il cinema.
Stabat Mater per controtenore, piccola orchestra d'archi e organo.
E' stato scritto per il controtenore Andreas Scholl e può essere collocato - anacronisticamente - nello stile barocco con basso continuo. Forse la presenza del controtenore mi induce ad un giudizio fuorviante: ma comunque benevolo. 
Ascoltiamolo nell'esecuzione di Andreas Scholl controtenore e dall'«Australian Brandeburg Orchestra» diretti da Paul Dyer.
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Stefano LENTINI  (1974) Roma
Ha suonato la chitarra sin da bambino e poi studiato liuto rinascimentale e pianoforte al Conservatorio di Santa Cecilia in Roma: un percorso che potremmo definire tutt'altro che accademico. In compenso è laureato in antropologia. 
Ha scritto parecchie colonne sonore per teatro, televisione e - coincidenza appropriata - quella del film "The Grandmaster" del regista cinese Wong Kar-way.
Stabat Mater  per soprano e orchestra, fa parte della colonna sonora del film appena citato. Usa soltanto le prime tre strofe della sequenza todiana, in uno stile molto toccante, direi di scuola romantica che può ricordare un Lied schubertiano.   
Ascoltiamolo nell'esecuzione di Sandra Pastrana mezzosoprano e l'Ensemble The City of Rome Contemporary Music diretto da Stefano Lentini.


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Angelo COMISSO  Friulano

Lo Stabat Mater di Comisso fa parte del CD omonimo inciso nel 2011. E' un brano di notevole fascino musicale: una contaminazione tra musica colta e Jazz.
L'autore del brano si è diplomato in pianoforte classico e in composizione presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e ha formato il "Lichtbricht Trio" con il trombettista Markus Stockhausen (figlio del celeberrimo Karlheinz) e Christian Thomé batterista.  
Ascoltiamolo nella esecuzione del Trio Lichtbricht e il Coro Latomas diretto da Diana D'Alessio
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Maria CARTA  (1934 - 1994)  Sardegna
Stabat Mater (Nadelu Segnora mia = Dite Signora mia)
La più grande cantautrice sarda l’ha messo in musica riprendendo, in parte, alcune melodie tradizionali. 
La versione proposta è cantata da Andrea Parodi (1955 - 2006), una delle voci più belle e delicate del panorama italiano, morto nel 2006. «Scrivendo la musica – racconta Parodi in uno dei suoi concerti – Maria Carta si è immaginata la scena della Madonna che piange il Cristo morto non in Palestina ma in un paesino sardo, con le donne che, curiose, nello spingersi generale, vedendo la Madonna piangere dicono: “Perché piange? Non dice di essere la Madre di Dio?”. Allora la Madonna, sentendo queste voci, risponde, e fa capire loro il dolore di quel momento. Quale dolore, per una madre, è più grande di avere tra le braccia il Figlio morto?». Le prime quattro terzine sono le parole delle donne; le ultime tre quelle di Maria.
Il brano non appartiene alla "musica colta", ma alla sfera dell'etnomusicologia che mi fa ricordare il prof. Roberto Leydi insegnante di quella disciplina al DAMS di Bologna e scomparso nel 2003.
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Nadelu, Segnora mia
sezis cussa lastimada
chi giaman Maria?
Mama proite cuades
sa cara bianca che nie
nadenos pro chie?
Sa Segnora nostra ha piantu
totta sa notte a succuttu
mannu es su curruttu.
Su sambene s’est’asciuttu
in sas venas de una rosa
mama dolorosa.
Sas ispinas disattentas
affliggidu han sas intragnas
de su Fizzu ’e Deu
Ahi, isculta Fizzu meu
salvalu s’omine reu,
perdonalu culpidu.
Amen.
Mamas chi fizzos penades
mirade cantu dolore
mortu es su Segnore
Amen, amen.
Dite, Signora mia
siete quella afflitta
che chiamano Maria?
Madre, perché nascondete
il volto bianco come la neve,
diteci, per chi?
La nostra Signora ha pianto
singhiozzando tutta la notte
è grande il suo lutto.
Il suo sangue si è asciugato
nelle vene di una rosa
madre dolorosa.
Le spine disattente
hanno afflitto le carni
del Figlio di Dio.
Ascolta Figlio mio,
salva l’uomo reo,
perdona il peccatore.
Amen.
Madri che penate mettendo al mondo i figli,
guardate quanto dolore:
è morto il Signore.
Amen, amen

Nota conclusiva
Il XXI secolo è piuttosto distante dalla musica liturgica cattolica e trasferisce il dolore di Maria, madre di Gesù Cristo, nell'ambito delle sofferenze umane: particolarmente quelle riferite alla gente comune.