lunedì 13 gennaio 2020


PIERROT LUNAIRE - Arnold Schönberg


Tratto da Pixabay - Esente da Copyright

Un carissimo amico mi ha indotto - direi costretto se penso alle continue insistenze - a proporre un'ardua composizione, indubbiamente interessante, ma difficilmente recepibile.
Arnold Schönberg nasce a Vienna il 13 settembre 1874 e muore, naturalizzato statunitense, a Los Angeles il 13 luglio 1951. È il musicista conosciuto soprattutto come uno dei più importanti esponenti dell' espressionismo musicale (insieme ad Alban Berg [Wozzeck] e Anton Webern [Passacaglia]) e come fondatore della dodecafonia (risalente intorno al 1920), tecnica compositiva formata da una serie (perciò chiamata anche musica seriale) di dodici note una diversa dall'altra (della scala cromatica) e con l'uso delle regole polifoniche  barocche (inversione, retrogradazione, inversione della retrogradazione). Fu un artista di poliedrica cultura: scrittore, filosofo, uomo di teatro, pittore (appartenente al gruppo "Der Blaue Reiter" = Il cavaliere azzurro) di oltre trecento opere (molti autoritratti) che furono apprezzate da Kandinskij e Kokoschka.
Didatta straordinario, scrisse parecchi saggi (Stile e pensiero) e manuali teorici quali gli "Elementi di composizione musicale" e il celebre "Harmonielehre" (Manuale di armonia), nel quale scrive che "non esistono suoni estranei all'armonia, ma solo suoni estranei al sistema armonico".  
Paul Klee - Pierrot lunaire - (tratto da Wikipedia)
Il Pierrot Lunaire è l'opera  21 composta nel 1912. 
Ogni movimento prevede una strumentazione diversa, un impiego particolare dei cinque strumenti dell'opera: flauto (e ottavino = flauto piccolo), violino (e viola), violoncello, clarinetto (e clarinetto basso) e pianoforte.
Il testo originale è del poeta belga Albert Giraud ed era pensato per il teatro. Schönberg - innamorato del soggetto - lo fece selezionare e tradurre dal drammaturgo Otto Erich Hartleben.
Ne uscirono 21 (tre volte sette) melodrammi, più esattamente melologhi, cioè testi recitati cantando in una declamazione intonata che Schönberg chiama Sprechgesang (canto parlato) o Sprechstimme (suono parlato). La drammaturgia è affidata agli strumenti piuttosto che alla voce; era previsto, infatti, che la voce recitante/cantante stesse tra le quinte per farla pervenire all'ascoltatore  in eco. Il tutto conferisce all'opera una varietà timbrica e una capacità espressiva straordinarie: in cotanta modernità, usa forme arcaiche quali la fuga, il rondò e la passacaglia.
Il Pierrot pensato da Giraud è preso in prestito da quello presente nella commedia dell'arte italiana (il Pedrulì bergamasco mutato dai francesi in Pierrot  e Petruška dai russi) - caratterizzato da profonda tristezza -, per configurarlo in una figura alienata, straniata e paranoica che si adagia mollemente sui raggi di luna. La musica abbandona ogni riferimento tonale usando le dissonanze da applicare allo Sprechstimme. 
Schönberg divide il poema in tre parti al fine di evidenziare l'aspetto ambivalente e lunatico della maschera. Nella prima Pierrot fantastica sul sesso, sull'amore e sulla religione rivelando il suo lato sognatore e romantico. Nella seconda emerge il suo lato macabro e paranoico vivendo una notte sacrilega e blasfema. Nella terza prevale il carattere surreale e nostalgico che lo fa rientrare nella sua Bergamo.

Presentiamo e ascoltiamo una breve - nelle intenzioni la più significativa possibile - selezione del "Pierrot lunaire".  

Parte prima 
1) Mondestrunken = Ebbro di luna
Il vino, che si beve con gli occhi, / versa di notte la luna a flutti, / e una marea giunta al suo apice, inonda / l’orizzonte silenzioso. // Desideri, orrendi e dolci, /attraversano innumerevoli le onde! / Il vino, che si beve con gli occhi, /versa di notte la luna a flutti. // Il poeta che il raccoglimento incita, / si inebria della santa bevanda. / Al cielo volge estasiato / il capo, e delirando succhia e beve avidamente / il vino, che si beve con gli occhi. //
7) Der kranke Mond = La luna malata 
O luna ogni notte moribonda / Sul nero pantano dei cieli, / Il tuo occhio febbrilmente dilatato / Rapisce come un'ignota melodia. //  D'un mal d'amore e di nostalgia / Tu agonizzi soffocata, / O luna ogni notte moribonda / Sul nero pantano dei cieli. // L'amante dai sensi ebbri / Raggiunge spensierato la diletta; / La luce dei tuoi raggi lo fa lieto, / Il sangue tuo, pallido, avvelenato, / O luna moribonda ogni notte. / lieto, / Il sangue tuo, pallido, avvelenato, / O luna moribonda ogni notte. //

Presentazione e ascolto
Mondestrunken (1) [Ebbro di luna]: alle parole "und eine Springflut überschwemmt" (inonda l'altamarea) la voce imita l'andamento ascensionale del flauto per rendere l'immagine dell'inondazione di luce lunare. 
Der kranke Mond (7) [La luna malata] è una commovente invocazione grazie all'affascinante duo flauto/voce. In realtà non si tratta di un duetto perché la voce viene messa in secondo piano. Schönberg mostra tutta la sua capacità innovativa; il testo non è centrale, perché i ruoli vengono invertiti: il flauto recita, la voce lo accompagna.


clicca e ASCOLTA


Parte seconda
8) Nacht = Notte  
Le cupe farfalle-giganti / Uccisero la luce del sole; / Il muto orizzonte riposa / Come un libro di magia chiuso. // Un aroma che uccide i ricordi / Sale dalla caligine profonda / Le cupe farfalle-giganti / Uccisero la luce del sole. //  Dai cieli sulla terra / Scendon giù con lento volo / Invisibili i mostri; / Scendono sui cuori umani / Le cupe farfalle-giganti. //
13) Enthautpung = Decapitazione 
La luna - lucida spada turca / Sul cuscino di seta nera,  /Trafigge - grande e spettrale - / La dolorosa oscurità della notte. //  Pierrot che vaga senza meta, / Fissa con spavento mortale / La lucida spada lunare / Sul cuscino di seta nera. // Si piegano i suoi ginocchi, / Esausto egli s'abbatte, / Nel delirio gli sembra sentire / La luna - la spada lucente - / Segargli il collo peccaminoso. //
Presentazione e ascolto
Nacht (8) [Notte] in forma di passacaglia (basata solo su tre note che passano in tutti gli strumenti e vengono trasformate contrappuntisticamente): le sonorità cupe del clarinetto basso e del violoncello, sottolineano il moto delle cupe farfalle giganti che scendono sui cuori umani. Il tremolo del pianoforte assume una dimensione urlante.
Enthautpung (13) [Decapitazione]. Il flauto riprende il N°7 (La luna malata) con un accompagnamento strumentale. Il brano si conclude con il flauto che ha la stessa linea melodica, ma la voce non c'è più. Al suo posto ci sono gli strumenti - in sapiente forma contrappuntistica - che assumono una fondamentale funzione drammaturgica. 


clicca e ASCOLTA

Parte terza
16)  Gemeinhait = Canagliata
Con cera ipocrita, / Pierrot perfora col trapano / La testa calva di Cassandro / Le cui grida fendon l'aria. // Poi col pollice calca dentro / Il vero tabacco turco / Nella testa di Cassandro / Le cui grida fendon l'aria. // Poi nella calvizie liscia / Innesta dritta una canna, / E - beato - il fumo aspira / Dalla zucca di Cassandro! //
21) O alter Duft = Oh, vecchio aroma
Oh, fiabesco vecchio aroma, / Di nuovo inebrii i miei sensi! / Passa nell'aria leggera / Un'allegra schiera burlona //
Un felice desiderio m'allieta / di gioie a lungo disprezzate: / Oh, fiabesco vecchio aroma, / Di nuovo m'inebrii i sensi. //  Scacciati i neri umori, / Da finestre soleggiate / Miro l'amabile mondo, / Sogno gli spazii beati... / Oh, fiabesco vecchio aroma...//


Presentazione e ascolto
Gemeinhait (16) [Canagliata]: Pierrot fuma nel cranio del suo rivale Cassandro usato come pipa. Il violoncello emette un suono cupo e sconvolgente. E quando vengono pronunciate le parole einen Schädelboher (un cranio trapanato) l'ottavino lancia un grido di dolore.
O alter Duft (21)  [Oh, vecchio aroma]  E' il brano conclusivo del melologo. E' il più commovente e rappresenta perfettamente il mondo (dissonante) di Schönberg: tutti gli strumenti suonano come per darci un gioioso addio.


clicca e ASCOLTA


Dirà li stesso Schönberg: "Siamo condannati a restare ciechi finché non ci siano donati degli occhi, occhi che sappiano penetrare il futuro, occhi che vedano più lontano della materia, la quale non è che un'immagine".
E il Pierrot lunaire è già proiettato verso il futuro!  




L'esecuzione è dovuta al sopreno Lucy Shelton accompagnata dai "Da Capo Chambers Players". 


NOTA: la traduzione del testo è di Raissa Olkienizkaia Naldi













sabato 11 gennaio 2020


LICHT - Karlheinz STOCKAUSEN
Die sieben Tage der Woche 
 (Luce - I sette giorni della settimana)

              Karlheniz STOCKHAUSEN  (da Wikipedia)

Karlheinz Stockhausen (1928 - 2007)  nasce in Renania in un ambiente abbastanza propizio alla musica: padre insegnante e madre pianista. All'Università di Colonia si laurea in filosofia e musicologia e al Conservatorio si diploma in pianoforte. Frequenta i corsi estivi di Darmstadt e prende lezioni da Milhaud e Messiaen.
Citerò soltanto alcune delle composizioni che lo hanno reso celebre: Kontra-Punkte per dieci strumenti, Gruppen per tre orchestre e Hymnen per musica elettroacustica e concreta (fatta di suoni naturali registrati).
Il suo esasperato narcisismo gli ha fatto dire, in occasione dell'attentato alle torri gemelle nel settembre del 2011: questa è l'opera d'arte più grande mai esistita. E' difficile assumere un atteggiamento estetico in tale sciagura, ma se riusciamo a scordare la criminalità per leggere la cosa in sè, scopriamo la perfezione geometrica dell'evento.
LICHT (Luce) è un'opera sconvolgente per la sua durata: la tetralogia wagneriana è ampiamente superata. 
E' costituita da sette opere - ognuna riferita ad un giorno della settimana - per un totale di 29 ore composte in 27 anni.
Oltre ad essere collegata alle giornate, ogni opera richiama un pianeta del cosmo e un colore. Il ciclo è basato sul mito della creazione e sulle figure mitiche di Eva, Lucifero e l'arcangelo Michele. 




L' Helikopter - Streiquartet è la terza scena di Mittwoch (mercoledì) ed è una delle parti musicalmente meno significative dell'opera, ma dotata di grande effetto drammaturgico. I quattro solisti d'archi (2 violini, viola e violoncello) salgono e suonano in quattro elicotteri. Il rumore dei motori fa da continuum, da sostegno sonoro agli interventi dei solisti fatti soprattutto da tremoli eseguiti su varie corde e con accelerazione agogica (velocità di esecuzione) legata alla velocità degli elicotteri che salgono nello spazio. Il violoncello fa un accenno melodico e gli strumentisti (quattro ragazze nel nostro caso) emettono dei vocalizzi improvvisati. Suoni ed immagini vengono trasmessi a terra tramite antenna.
Ascoltiamolo nell'esecuzione di Hadewych De Vos 1° violino, Kaja Majoor 2° violino, Anna Jurriaanse viola e Wilma De Bruijn violoncello.

clicca VEDI  e ASCOLTA


Michaels Reise um die Erde
(Viaggio di Michael attorno alla Terra)

Sta nel secondo atto di Donnerstag (Giovedì), prima delle sette opere che compongono LICHT, rappresentata il 15 marzo 1981 al Teatro alla Scala in prima assoluta.
Atto primo
Giovinezza di Michael
La madre Eva insegna a Michael a cantare, a scherzare e a danzare; il padre Luzifer a pregare, cacciare, sparare e recitare. La madre finisce in manicomio, dove muore, mentre il padre va in guerra e viene ucciso.
Michael si innamora di Luneva (fanciulla stellare mezza donna e mezza uccello), si sottopone ad un esame e viene accolto nella Scuola Superiore di Musica.
Atto secondo
Viaggio di Michael intorno alla terra
Dapprima - con la sua tromba - va al Polo Sud dove stanno dei musicisti/pinguini. Poi da Colonia a New York, Giappone, Bali, India, Africa centrale e Gerusalemme.
Qui Eva, al suono d'un corno di bassetto (specie di clarinetto), seduce Michael e lo porta con sé.
Atto terzo
Ritorno a casa di Michael
La madre Eva accompagna il figlio nella residenza celeste.
Invano Lucifero coinvolge Michael in una lotta. 
Le ultime parole di Michael sono: "Uomo sono diventato... per portare la musica celeste agli uomini, e la musica umana ai celesti, affinché l'uomo ascolti Dio, e Dio esaudisca i suoi figli".
Ascoltiamo "Il viaggio di Michael intorno alla Terra" (parziale) nell'esecuzione di Jerome Burns alla tromba e dei Solisti del Conservatorio di La Haye diretti da Adrian Heger. 

clicca e ASCOLTA