martedì 7 aprile 2015

JAZZ musica debole?


JAZZ musica 'debole' ?







Il grande musicologo Quirino Principe non accetta la definizione di musica classica che qualifica, invece, come 'forte'. Dove sta il confine? 'La biondina in gondoleta', proposta in Babilonia musicale (1), è una canzone popolare perché canticchiata da tutti, o è un 'Lied' di Johann Simon Mayr?. 'Rapsodia in blue' di George Gershwin va ascritta tra la musica colta o nel jazz? E lo stesso jazz è fatto per ballare o per essere ascoltato con concentrazione? 
E' nato nei bordelli di Storyville a New Orleans luogo in cui si inventano di volta in volta i brani proposti, ma lo stile si perfeziona a Chicago dove Louis Armstrong emigra e fonda -nel 1928 - gli 'Hot Five' (I cinque caldi). Da allora il jazz non è più musica folle o di intrattenimento cresciuta nell'epoca del proibizionismo, ma diviene un genere musicale compiuto anche se immediato,  impulsivo, e libero nell'improvvisare delle 'variazioni' su temi blues. (L'«Aria con variazioni» è una forma antica che si è consolidata tra il '500 e il '600: molto nota 'La frescobalda' di Gerolamo Frescobaldi). 
Duke Ellington - altro grande nome del jazz classico - è, invece, più attento alla forma che vuole simmetrica e precisa, rarefatta e intellettuale.


Ascolta 'West and Blues' - L. Armstrong e gli 'Hot Five' 

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Dal 1928 la musica jazz si è evoluta seguendo - sebbene in modo diverso - i tortuosi percorsi di quella classica. Da Armstong a Billie Holiday, Charlie Parker, Miles Davis, John Coltrane, Keith Jarret e gli europei Jon Garbarek, Danilo Rea e Paolo Fresu, la prassi esecutiva jazzistica ha adottato un decorso di notevole emancipazione dall'iniziale orchestrazione improvvisata e casuale. Casualità simile a quella che i compositori della 'Scuola di Darmstadt' (sperimentatori della musica elettronica) del secondo '900, hanno chiamato aleatoria per dare - con la sua indefinita scrittura - ampio spazio interpretativo allo strumentista. Pratica abbandonata nel terzo millennio facendo ritorno ai parametri tradizionali, sebbene non strettamente codificati. 
Il jazz contemporaneo sembra appartenere definitivamente alla musica colta. E' proposto, oltre che nei Festival espressamente ideati (Umbria Jazz ad esempio), anche  nei teatri e nelle  sale da concerto più prestigiose quali il 'Piccolo Teatro' di Milano o il 'Parco della Musica di Roma. 

Radio3 Suite del 22 marzo 2015, ha presentato una registrazione in diretta dal Teatro Donizetti di Bergamo, con la partecipazione del 'Quartetto Palatino' formato dal già citato Paolo Fresu alla tromba (Tr), dallo statunitense Glenn Ferris al trombone (Trb), dall'algerino Michel Benita al contrabbasso (Cb) e da Aldo Romano alla batteria (batt.). Il brano proposto è una composizione dello stesso Fresu intitolata 'Variazione Tre'.

E' un brano appartenente al Jazz, ma con una complessità formale che può essere ritrovata soltanto nella musica classica. Come vuole il titolo, si rifà all' «Aria con variazioni» barocca: un motivo musicale viene presentato e poi modificato, a piacere del compositore, purché l'Aria sia sempre riconoscibile. Il 'Quartetto Palatino' effettua delle variazioni di inaudita complessità polifonica. Gli strumenti si contrappuntano (punctus contra punctum = nota contro nota) in un modello che può essere ritrovato soltanto nella scuola rinascimentale fiamminga dell'ineffabile Josquin Desprez. 
E' un brano che richiede notevole volontà recettiva, ma potenzialmente in grado di donare momenti di assoluto (ab solutus = sciolto [sciolto da ogni legame con la realtà]) coinvolgimento che - sebbene  più razionale che emotivo - è del tutto gratificante.


  'Variazione Tre' con Paolo Fresu e il 'Quartetto Palatino'

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Conclusione: il Jazz è decisamente musica 'forte'!




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