MAJAKOVSKIJ - Il flauto
di vertebre
Il 14 dicembre 1930, a soli trentasette
anni, il grande poeta russo moriva sparandosi un colpo di pistola al cuore (“mi chiedo se non sia meglio mettere il
punto di un proiettile alla mia sorte”).
Convinto
assertore degli ideali comunisti – quelli realmente rivolti alle masse –
trasferì nella poesia la sua passionalità politica e quella sensuale. Voce della
corrente futurista (iniziata in Italia
da Marinetti) che vuol rompere ogni
legame con il vecchiume accademico del passato, e voce della sua interiorità
fortemente condizionata dalle pulsioni sessuali talmente incontrollabili da suggerirgli
il titolo della poesia qui proposta: “Oggi io
suonerò il flauto / sulla
mia colonna vertebrale”.
I versi sono
rivolti alla sua amante Lilja, musa
ispiratrice del poeta e moglie dell’amico Brick. Si creò il triangolo amoroso
accettato dalla coppia sposata e mal tollerato da Vladimir (Majakovskij) che fu
sempre turbato da una struggente gelosia: a volte invocò addirittura Dio, un
dio al quale non credeva.
Passiamo alla
lettura e all’ascolto di alcune parti de
‘Il flauto di vertebre’ nell’interpretazione
– opportunamente esagitata e inquietante – di Pierpaolo Capovilla accompagnato da Giulio Ragno
Favero al sintetizzatore.
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Forse di questi giorni, / orrendi come aguzze baionette, / quando i secoli avranno canuta la barba, / resteremo soltanto / tu / ed io, / che t'inseguirò di città in città. // Sarai mandata di là dal mare, / ti celerai nel covo della notte: / ti bacerò attraverso la nebbia di Londra / con le labbra di fuoco dei lampioni. // In lente carovane percorrerai i torridi deserti, / dove stanno leoni in agguato: / per te / sotto la polvere strappata dal vento, / sarà un Sahara la mia guancia ardente. // Con un sorriso sulle labbra guardami, / vedrai / che torero io sono! / E d'improvviso / getterò sul tuo palco la mia gelosia / come l'occhio morente del toro. // Se portando il tuo passo distratto sul ponte / penserai / che si sta bene laggiù, / sarò io / sotto il ponte la corrente della Senna, / e ti chiamerò, / digrignando i putridi denti. // Con un altro incendierai nel fuoco dei cavalli / Strelka o Sokolniki. / Io starò in alto a farti soffrire / come un'ignuda luna in attesa. // Sono forte, / avranno bisogno di me / e mi ordineranno: / muori in battaglia! / Il tuo nome / sarà l'ultimo, / rappreso sul mio labbro lacerato dal proiettile. // Finirò sul trono? / O a Sant'Elena? / Dominati i flutti tempestosi della vita, / sarò ugualmente candidato / al regno dell'universo / e al lavoro forzato. // Se è mio destino d'essere re, / il tuo viso / ordinerò di coniare al mio popolo / nell'oro vivo delle mie monete! / O laggiù, / dove si scolora il mondo nella tundra, / dove traffica il fiume col vento del nord, / sul ferro graffierò il tuo nome, Lilja, / e le catene bacerò nel buio della galera. //
Il poema si conclude con i seguenti versi:
Tu che hai saccheggiato il mio cuore / privandolo di tutto / e nel delirio mi hai lacerato l'anima / accogli, cara, il mio dono, / forse più nulla io potrò inventare. // Onorate a festa la data di oggi. / Avverati, / magia simile alla passione di Cristo. / Vedete, / sulla carta sono trafitto con chiodi di parole. //
Suicidandosi, si congeda scrivendo questa lettera che dice come anche gli 'eletti', a cospetto della morte, scendano dallo scanno.
" ... Mamma, sorelle, compagni, perdonatemi. Non è una soluzione (non la consiglio a nessuno), ma io non ho altra scelta. Lilja, amami. Compagno governo, la mia famiglia è Lilja Brik, la mamma, le mie sorelle e Veronica Polonskaja. * Se farai in modo che abbiano un'esistenza decorosa ti ringrazio. ... Come si dice, / l'incidente è chiuso. / La barca dell'amore / si è spezzata contro il quotidiano. / La vita e io / siamo pari. / Inutile elencare / offese, dolori, / torti reciproci. / Voi che restate siate felici".
* Veronica Polonskaja è stata l'ultima amante di Vladimir. Scrisse la biografia " Il mio Majakovskij".
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