giovedì 4 febbraio 2016

BRUGES - "LA CITTA'  MORTA"
 
 
 
 Oggi parlerò dell'opera che il compositore austriaco, ma naturalizzato americano, Erich Wolfgang KORNGOLD (1897-1957) ha chiamato 'Die tote Stadt' (La città morta) riferendosi a Bruges, la città belga famosa per i suoi canali che nel Medioevo consentivano anche a navi commerciali di grandi dimensioni, di raggiungere la città per via mare. Nel 1920, quando Korngold scrisse il libretto (tratto dal romanzo 'Bruges la morta' di George Rodenbach) e la musica dell'opera, la città viveva ancora  la stagnante  situazione  economica - e  il conseguente aspetto triste - dovuto  all'insabbiamento dello Zwin, il canale più importante, avvenuto nel XV secolo.
Attualmente è un vitale centro turistico, con eccesso di zelo chiamato 'Venezia del Nord'.

Erich Wolfgang Korngold
La motivazione che mi ha indotto ad occuparmi di Korngold e della sua opera, è dovuta al fatto che il canale digitale 'medici.tv' l'ha trasmessa dal vivo, il 30/01/16 in forma concerto, ripresa all' «Auditorium de Radio France».
L'«Orchestre Philharmonique de Radio France» è diretta dalla Maestra Marzena Diakun con i seguenti interpreti:
Marietta - Camilla Nylund soprano; Paul - Klaus Florian Vogt tenore; Frank - Markus Fiche baritono; Brigitta - Catherine Wyn-Rogers contralto.

Ho anche una registrazione ripresa al Teatro La Fenice di Venezia nel 2009 con la pregevole regia di  Pier Luigi Pizzi,  ma era riposta tra i preziosi ricordi della mia memoria.
E le due esecuzioni distano alquanto negli esiti interpretativi. La forma concerto assume un aspetto cameristico di cordiale, intima comunicazione e  suscita  emozioni tali da indurmi a parlarne.

TRAMA : a Bruges, Paul  piange  la morte della sua  giovane  sposa  Marie.  Incontra una donna che le assomiglia straordinariamente. Rimane angosciato e lacerato tra l'intimo desiderio di lealtà verso la moglie e le rinnovate pulsioni sessuali verso Marietta, la donna conosciuta. Abbandonerà Bruges, città per lui legata soltanto alla morte.

Korngold è un musicista di difficile collocazione stilistica: pur avendo operato nella prima metà del Novecento, si è inserito perfettamente nel contesto dell' Espressionismo musicale (Arnold Schönberg, Alban  Berg e Anton Webern), ignorando il periodo Fauve de "La sagra della primavera", o del Neoclassicismo (Pulcinella e altro) di Igor Stravinskij e rifiutando la teoria dodecafonica di Arnold Schönberg. 
Perdurano tuttavia, nella sua musica, influssi e suggestioni tardoromantiche: in special modo quelle wagneriane, sebbene alquanto interiorizzate. Se Wagner ipnotizza e sconvolge le viscere dello spettatore, Korngold commuove, smuove i suoi affetti più reconditi e le passioni riposte nell'inconscio. Come in Wagner, le voci non cantano Arie (ad eccezione dell'Aria di Marietta), ma 'suonano' insieme all'orchestra. E il coro proviene da lontano simile al 'tema dell'alba', cantato tra le quinte da Brangania nel 'Tristano e Isotta'. Sono, queste, scelte interpretative della Direttrice d'orchestra che ha voluto sdrammatizzare le relazioni sociali, riducendo gli aspetti espressionistici presenti nella musica di Korngold. Questa scelta sembra scorretta (e oggettivamente lo è), ma porta agli esiti cameristici di cui ho detto.
L'orchestrazione è piuttosto uniforme: i gruppi strumentali (archi, legni [oboi, clarinetti, fagotti e flauti], ottoni e percussioni) suonano tutti insieme, a volte prevalendo alcuni per timbro piuttosto che per dinamica (piano, forte ...). Questa omogeneità rende l'idea del silenzio, della noia e della tristezza che si specchiano nelle scure acque dei canali di Bruges, città morta (Questo luogo vuole il silenzio! ... L'amara realtà ha distrutto il regno della fantasia).
Il protagonista, Paul, identifica la sua sposa morta Marie con Marietta, donna di spettacolo, ballerina desiderosa di vivere e amare intensamente, senza gli indugi frapposti dal nostalgico - seppur innamorato - amante. Come affrancarsi dalla  contorta dipendenza psichica? Frank, spregiudicato amico infedele di Paul (possiede la chiave dell'abitazione di Marietta), ma uomo dotato di senso pratico,  decide di iniziare un nuovo percorso esistenziale cercando nuovi 'luoghi' affettivi e residenziali e invita Paul a seguirlo. 
A conclusione dell'opera, prima di lasciare definitivamente la casa dei suoi ricordi e Bruges, Paul canta sullo stesso motivo dell'aria di Marietta: "O felicità che mi sei rimasta, addio mia fedele amata. La vita è disgiunta dalla morte secondo una legge terribile". 
E noi spettatori - avvinti da tanto splendore musicale - stiamo ad attendere un' altra commovente, simile percezione.
Ascoltiamo la "Canzone di Marietta" (Marietta's Lied = Felicità che mi sei rimasta) nella esecuzione del soprano Renée Fleming, registrata al Met (Metropolitan Opera House) di New York.

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