lunedì 15 febbraio 2016

Mario FERRARESE - pittore da divulgare





Avrei dovuto precisare nel titolo, 'amico pittore', essendo Mario, io e le nostre spose, legati da un'amicizia che dura da anni, anche se l'avanzare dell'età ha diradato i nostri incontri. Non quelli telefonici o epistolari, ormai divenuti elettronici.  
Inoltre i quattro suoi quadri appesi alle pareti della nostra stanza di soggiorno, ineludibilmente  ricordano e nobilitano il luogo e l'animo.
Bene ha pensato Mario di 'eternare' le sue opere (1387!) in un pregiato catalogo dotato di due DVD che mostrano tutta la sua produzione artistica, senza esclusione di genere: schizzi, appunti, disegni e dipinti, alcuni dei quali esposti in mostre con esiti notevoli di pubblico e critica.


           Mario Ferrarese
Le relazioni umane sono complesse e variegate, spesso inique perché ascritte all'invidia, intesa nel senso di rammarico dell'altrui felicità: ciò induce ad ostacolare - o non favorire - il successo del contendente. Per un altro verso, può influire negativamente l'ambiente frequentato, poco propizio alla diffusione e alla conoscenza delle intrinseche qualità inerenti la 'cosa in sé'. Questo per dire che Mario avrebbe meritato un successo, un'approvazione pubblica ben superiore a quella ottenuta nell'ambito di una cerchia di amici e conoscenti. Ma la sua capacità di discernere il vero dal falso, avrà certamente destato in lui  il sentimento gratificante che si merita.
Difficile la proposizione di opere d'arte da scegliere nella sequenza, insigne ed eletta, da lui mostrata. Come iniziare? Quale proporre per prima?
Il quadro intitolato 'Chiarastella' apre il mio discorrere perché so essere nato da una spinta affettiva verso la nipote che porta lo stesso nome: una stella sembra essere una sovrannaturale apparizione nel gioioso, colorato mondo sottostante. Suggestione ambivalente: emotiva per i colori smaglianti come la giovinezza, e razionale per l'equilibrio compositivo.
Iniziamo il percorso artistico di Ferrarese seguendo l'ordine cronologico, al fine di evidenziarne l'evoluzione. 
Mentre leggiamo e vediamo le riproduzioni dei quadri, ascoltiamo i contrappunti  I, II e III de «L'Arte della Fuga» BWV1080 di Johann Sebastian Bach (1685 - 1750).
Esecuzione di 'Musica Antiqua Köln' diretta da Reinhard Goebel (Andras Staier e Robert Hill al cembalo).
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1953 - Viaggio nell'Italia meridionale (per migliorare la visione usa lo 'zoom')






Di primo acchito sembrano esiti fotografici, ma la geometria compositiva è già personale, appassionato segno grafico.



Ricerca comprovata nel disegno del 1955.

                                                                                
                                                                          


Il colore, mantenuto nella gamma scura, entra con esitante prepotenza.






Ma si afferma decisamente nel 1965.







Ne dà conferma l'olio del 1975.





Il 'senza titolo' del 1977 è una delicatissima china che cerca appropriati accostamenti di linee compositive. Cercati e trovati.


                   
  


Il 1980 è caratterizzato da un olio sui toni scuri: segno del subconscio che 'incrina'  l'innata giovialità del nostro pittore, del suo essere.
                                     

                      
                             



Ancora nel 1980, un disegno a matita piuttosto inquietante: le figure sembrano tendere verso un obiettivo agognato, ma irraggiungibile. 







NOTA: il percorso dal 1993 al 2009 comprende molti pastelli, pennarelli e matite acquerellate da me esclusi, probabilmente sbagliando, perché ritenute tecniche poco rilevanti. Gli oli e le tempere dello stesso periodo mi sono sembrati pregevoli, ma meno coinvolgenti.  


Delicatissimo acquerello suggerito formalmente da Afro, ma
con un personale, profondo apporto affettivo.






Epifania del colore! Quella che caratterizzerà - in gran parte - la produzione di Mario.






Predisposizione confermata in questo luminosissimo acrilico del 2009.








Da allora sono trascorsi soltanto quattro anni, ma pesanti nell'arco della vita, ormai prossima alla vecchiaia.






L'anno successivo crea un dipinto che - a discrezione del possessore - potrebbe essere capovolto.








                                                          


L'ultima delle opere di Mario porta il titolo "Im Abendrot" (Al crepuscolo), tratto da uno dei 'Quattro ultimi Lieder' (Vier letzte Lieder) di Richard Strauss (1894 - 1949). Propongo l'ascolto di questo brano - oltre che per la sua straordinaria bellezza - perché  composto alla considerevole età di ottantatré anni.
Momento della vita che porta a particolari riflessioni, consce o subconsce.
Il testo è del poeta tedesco Joseph von Eichendorff (1788 - 1857).
Qui, un giorno, vagammo insieme felici mano nella mano.
Ora, alfine, sostiamo nella pianura avvolta dal silenzio.
Le ombre sopraggiungono a esplorare le valli, mentre le tenebre pervadono l’aria immobile.
Due usignoli solitari cantano e colmano, così, i loro sogni. Avvicinati e lasciali cantare, presto sarà ora di dormire.
Com’è lontano l’inizio del nostro cammino e com’è profonda questa solitudine.
Oh riposo così a lungo desiderato!
Sentiamo, ora, il dolce sospiro della notte e siamo stanchi, molto stanchi.
Potrà, forse, questo essere la morte?
                                                                                                                          libera traduzione di d.v. magris

Ascoltiamolo nell'esecuzione di Jessye Norman accompagnata dall'Orchestra Gewandhaus di Lipsia diretta da Kurt Masur.

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Questo quadro, l'ultimo della raccolta di Mario FERRARESE, (ma gli auguriamo un lungo prosieguo) è su tela di sacco. 
E chiude, in profonda riflessione, un percorso artistico caratterizzato dalla gioia di vivere, non disgiunta dalle riflessioni che lo stesso vivere comporta. La cupezza dovuta alla tonalità scura prevalente, è in parte lenita dagli schiariti occhielli che faticano a farsi luminescenti: in perfetta armonia  col mondo reale e ideale, da Mario mostrato con segni, colori, idee e sentimenti.
Il tutto sorretto dalla rigorosa osservanza di ciò che Platone ha chiamato 'geometria' e ha definito come 'conoscenza di ciò che perennemente è". 




Precisazione: le considerazioni qui espresse, non hanno la pretesa di assurgere a parametri
                       valutativi, ma sono frutto dell'arbitrarietà propria alla categoria amatoriale. 
                       La loro motivazione è dovuta esclusivamente a spinte affettive.




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